Marcella Mariani, la tragica Miss Italia che perse la vita al posto della Loren

Veniva dalla periferia romana, si trovò da un giorno all’altro sotto gli occhi di tutti e con una carriera sicura nel cinema. Eletta da Sordi la più bella d’Italia era destinata a una vita piena di amore e di successi. Ma un aereo preso per sbaglio le fu fatale

Marcella Mariani, miss Italia 1953
Marcella Mariani, miss Italia 1953

Marcella non doveva essere lì. Non era la sua serata, non era la sua festa. Ma decise di andarci lo stesso perché certe occasioni capitano una volta nella vita e bisogna prenderle al volo. Anche mamma gliel’aveva detto: «Marcellina parti, ti distrarrà, ti farà bene…». Così all’ultimo minuto si era decisa: in pantaloni della tuta, dopo le lezioni di danza, si era precipitata a casa per fare la valigia. Era il suo primo volo.

Ma non doveva andare lei a quel festival artistico e filantropica di Bruxelles: era Sophia Loren l’invitata ma aveva detto no perché mamma aveva paura dell’aereo. Così la casa cinematografica aveva chiamato Marcella che alla Loren un po’ somigliava e che comunque, al contrario di Sophia, era stata Miss Italia due anni prima. «Vado a divertirmi un paio di giorni e torno» aveva detto alle amiche. Piace così tanto che la convincono a restare qualche giorno in più. Ma domenica a mezzogiorno, mentre fa colazione, le arriva il telegramma della casa cinematografica: torna subito a Roma, cominciamo un nuovo film, devi esserci. Trova posto su un quadrimotore, in pochi minuti getta nelle valigie la roba sparsa nella camera dell’albergo, prende un taxi al volo e chiede all’autista di fare presto. Le strade quel giorno sono stranamente deserte. Alle sette di sera telefona a mamma: «Parto adesso, sarò a Roma non più tardi delle 21. Arrivederci presto». Ha la voce felice di una bambina che torna da una gita. Fa appena in tempo a passare la dogana, a farsi timbrare il passaporto e a imbarcarsi su un volo della Sabena, direzione casa. Bastava che una sola di queste piccole cose fosse andata male e tutto sarebbe finito bene.

Ma è una sera strana, particolare. Una sera che non promette niente di buono. Il vento che tra le sette e le nove di sera soffia a raffiche furiose da ovest sul Lazio alla velocità di 120 chilometri orari fa deviare la rotta del Douglas Dc 6B della Sabena diretto a Roma con ventinove persone a bordo, già quando vola nei cieli della Toscana senza che i piloti si accorgano di niente. Il comandante Stefano Stolz, vola sulla Conca di Rieti, convinto di trovarsi sopra Viterbo: alle 19.53 comunica alla Torre di controllo di Ciampino il punto sbagliato senza ricevere risposta. Mancano diciassette minuti all’atterraggio. Navigando in mezzo alla bufera di neve sul Terminillo i piloti, Stolz, il secondo Mac Namara, il terzo ufficiale De Cock, sentono l’apparecchio appesantirsi: sono le incrostazioni di ghiaccio che si sono formate sulle ali che, sui duemila metri, toccano i diciotto gradi sotto zero. A Sutri, nel palazzo comunale, c’è una festa di Carnevale con tutti i giovani del paese, c’è anche un concorso di bellezza «Miss Sutri 1955». Quando vedono un lampo rossastro accendere il cielo all’improvviso, si bloccano poi riprendono a scherzare: devono essere i fuochi d’artificio da qualche parte nella valle. È invece il Douglas che persa quota, picchia a cinquecento chilometri all’ora contro il piano inclinato del monte Organo, un’ala salta via con i due motori, l’altra schizza lontano insieme all’altro, la parte interiore dell’aereo, con il quarto motore, si schiaccia sulla roccia, la fusoliera si apre scagliando fuori i passeggeri. Sarebbe bastato volare qualche decina di metri più su per evitare la tragedia. Sull’aereo ci sono quattro bambini. E Marcella Mariani, 18 anni, miss Italia 1953.

Le ricerche impegnano per giorni centinaia di uomini. Non sanno dove cercare, nevica sempre e la zona è impervia. Potrebbe essere caduto ovunque o essere stato inghiottito dai ghiacci. Ma dopo nove giorni gli uomini del capitano dell’aeronautica Picchiottini trovano Marcella tra il fosso delle Locchette e quello di Organo, a una decina di metri dalla carlinga distrutta. Il gelo ha conservato intatto il suo corpo dentro una bara di ghiaccio. Ha gli occhi azzurri aperti verso il cielo, una piccola ferita alla tempia sinistra, la mano destra chiusa a pugno davanti alla bocca, ancora con il rossetto intatto. Sull’anulare sinistro un cerchietto di platino con un castone senza pietra, un piccolo brillante che si è perso nella neve. Per liberarla devono usare un piccone, la portano via su una barella improvvisata con rami d’albero.

È la fine senza lieto fine della favola moderna di una Cenerentola venuta dalla periferia di Roma destinata ad andare lontano se il destino non avesse deciso diversamente. Ha solo 16 anni quando diventa miss Italia. È un’edizione particolare quella del cinquantatrè, la più bella non viene eletta d’estate, ma d’inverno, a Cortina d’Ampezzo. In questa storia piena di coincidenze la sua avventura inizia tra gli abiti coperti di neve come nelle favole nordiche e nella neve finisce. Marcella è nata per il cinema, in giuria ci sono Alberto Sordi e Silvana Mangano che la preferiscono a bellezze più vistose e aggressive. I suoi occhi a mandorla sembrano quelli di Soraya, la principessa triste ripudiata dallo Scià di Persia, e anche un po’ la bocca: ha un incedere grazioso, un espressione delicata, un corpo elegante. Sullo schermo diventa bellissima. È fotogenica in modo incredibile, scandaloso. Scrivono di lei: «Le giova tutto: la fragilità, l’espressione sognante, l’acerbità del corpo ancora impacciato da residui infantili». Può trasformarsi con straordinaria facilità da signorina sofisticata da quartieri alti a piccola esistenzialista vittima delle disgrazie del mondo. La sua ultima scena è nel film Senso di Luchino Visconti. È la ragazza che ascolta atterrita la sfuriata di Farley Granger contro Alida Valli. È buona, modesta, timida: «Il suo aspetto era di star, non il verace esser suo».

Vive ancora con mamma e papà in un appartamentino di tre stanze di via Damasco 37, al valico San Paolo, rione popolare nell’Ostiense. Il papà Saverio lavora in comune, per 47mila lire al mese. Quando la sua bambina viene eletta miss dice: «Spero che mi aiuterà ad arrotondare lo stipendio». La sorella Fernanda fa la cassiera in un cinema, ha anche un fratello più piccolo: Franco. Anche lei a 15 anni ha fatto la cassiera al bar Cigno dei Parioli. Alle colleghe raccomanda: «Non dite che sono così giovane, se qualcuno vi domanda dite che ho 17 anni». Tornerà nel suo bar, accompagnata da artisti e cantanti, a bere aranciata. È come quando portava gli scontrini del caffè ai clienti, abbassando gli occhi di un azzurro trasparente, forse un po’ vergognosa.

Quando Giovanna Ralli, la sua migliore amica, viene a sapere del disastro ha un crollo nervoso. Ci vogliono mesi per riprendersi. «Non ho mai conosciuto una ragazza così semplice e buona. Sembrava che la sua anima fosse trasparente ». Ricorda che non si preoccupava della linea. «Entrava in un bar e ne usciva con panino gigante al prosciutto. Siamo giovani, mi diceva ridendo, cosa vuoi che ci capiti…».

Anche lei però ha le sue ombre. Un mese prima della tragedia cerca di togliersi la vita ingoiando venti pastiglie di sulfamidici. Vuole sposare l’attore Ennio Girolami, «il Marlon Brando italiano» scrivono allora le agenzie cinematografiche. Lo ha conosciuto a Tirrenia durante le riprese del film Il cantante misterioso, si vedono di nascosto come due ragazzini degli anni Cinquanta. Eppure i corteggiatori non le mancano. Raccontano le cronache dell’epoca: «Marcella accendeva rapide fiamme nelle troupe ma era così contegnosa e perbene che i suoi compagni erano indotti a rivolgere i loro sospiri alla luna».

Mamma Adele però dice no a quel matrimonio. Marcella pensa che quelle venti pastiglie siano sufficienti per morire, invece bastano appena per farle venire il mal di pancia.

Sono scene di straziante dolore e di lacrimosi pentimenti, mamma e papà chiamano Ennio al capezzale della figlia e si arrendono, va bene, vi sposerete. Anche per questo, per farsi perdonare, mamma aveva detto si a quel viaggio a Bruxelles: «Marcellina parti, ti distrarrà, ti farà bene…».

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