Foa: "La Rai ha 3 anni per evolversi o sarà declino"

Intervista a tutto tondo per Marcello Foa, presidente Rai uscente, che traccia la strada dell'azienda nei prossimi anni per non soccombere al futuro

Foa: "La Rai ha 3 anni per evolversi o sarà declino"

Tra pochi giorni terminerà il mandato di Marcello Foa come presidente Rai. Repubblica lo ha intervistato pochi minuti dopo la notizia della morte di Raffaella Carrà: "Ho provato grande commozione. Raffaella ha unito tutti gli italiani attraverso più generazioni. Io la associo alla mia infanzia, quando eravamo tutti incantati in casa, davanti alla tv, a guardare i suoi balletti". Il presidente, quindi, ne ha ricordato l'umiltà e l'umanità. "È bello che la Rai abbia sempre avuto fiducia in lei", ha sottolineato Marcello Foa.

Nel corso dell'intervista, il presidente Rai ha dichiarato: "La Rai ha di fronte a sé tre anni decisivi, il cui esito non è affatto scontato". La tv pubblica nei prossimi anni dovrà cambiare, seguendo la mutazione della fruizione mediatica, per contrastare la concorrenza sempre più forte. La pandemia ha riportato le persone davanti alla tv ma questa potrebbe essere solo una parentesi illusoria se non si mettono in atto dei cambiamenti. Dal monopolio al duopolio, ora l'offerta è molto più ampia e comprende anche i giganti dello streaming.

Difficile competere quando le risorse economiche sono sbilanciate: "La proporzione delle risorse a livello mondiale nel 2019 era questa: 36 miliardi a disposizione dei servizi pubblici europei e 960 miliardi per Amazon, Apple, Facebook e gli altri top player". I giovani sono sempre più orientati allo streaming e, come tutte le tv europee, Foa spiega che anche la Rai ha spettatori anziani. "Oggi abbiamo 14 canali televisivi e 12 radiofonici (per fortuna la radio va bene), ma un ritardo cronico sui siti internet", ha ammesso il presidente della Rai. Infatti, il sito delle news Rai si trova oltre il 20esimo posto in classifica, a differenza di altri network televisivi pubblici europei in cui il sito è tra i principali riferimenti per l'utenza internet.

"Nei vari consigli che si sono succeduti negli ultimi anni, il fattore internet non è stato affrontato in maniera costante e nessuno ci ha creduto veramente", ha sostenuto Marcello Foa. Non va meglio alla piattaforma Raiplay, i cui contenuti in streaming non riescono a fare presa sul pubblico se non in rare eccezioni, come fu per Fiorello. "Se non cambia le sue priorità editoriali, tecnologiche e le professionalità, da qui a tre anni rischia di scoprire che il suo pubblico si è ridotto in modo drastico", ha proseguito Marcello Foa.

I piani dell'attuale Cda per "togliere potere alle reti e creare divisioni tematiche" sono stati bruscamente interrotti dalla pandemia. Foa spiega che quello sarebbe stato un primo passo per invertire la rotta, che ancora oggi vede le reti lavorare in verticale. "Dopo il primo colpo, l'Ad ha preferito non accelerare e tutto è rimasto fermo. Sono scelte operative", ha proseguito Foa, ammettendo che portare avanti questo progetto con molti lavoratori in smartworking sarebbe stato difficile.

Quindi, Foa affronta il nodo del mandato, "che duri 4 o 5 anni, quanto una legislatura", perché "chiunque arrivi in un'azienda complessa come questa ha bisogno di tempo per capirla". Per il presidente uscente della Rai ci sono alcune riforme che andrebbero fatte subito, tra le quali "la nomina dei vertici da parte di un organismo indipendente e il controllo da parte di organi di stampa altrettanto indipendenti", come suggerito da Noel Curran (direttore generale European Broadcasting Union) in Vigilanza per favorire l'indipendenza dei servizi pubblici. Nello stesso intervento, Curran indicò "la politicizzazione delle nomine e le porte girevoli" come fattori che la indeboliscono.

"Nel mio ruolo ho fatto tutto quello che era possibile fare nei settori che ricadono sotto le deleghe a me affidate: l'audit e le relazioni internazionali. Tuttavia, nel Cda ho spesso ripetuto quello che le sto dicendo. Ma non sono discorsi che piacciono in generale alla politica", ci ha tenuto a sottolineare Marcello Foa, che come presidente Rai a un certo punto ha preferito defilarsi dalla scena pubblica. "Mi sono reso conto che, in una fase di forte cambiamento anche politico del Paese, il modo migliore per onorare il mandato in uno spirito istituzionale era quello di non alimentare le polemiche", ha detto il presidente.

Dal punto di vista di Marcello Foa, ora la Rai dovrebbe pensare a nuove risorse da inserire in azienda per pensare a una rotazione da qui ai prossimi anni e presentare ai telespettatori volti conosciuti e rassicuranti. "Non ce l'ho con Vespa, Venier, Annunziata. Fanno ascolti e meno male per la Rai che ci sono. Ma chiaramente hanno un'età per cui l'azienda dovrebbe aver preparato i nuovi talenti. Questo non avviene anche perché i tre anni di mandato te lo impediscono", ha sottolineato il presidente, che dal punto di vista dell'assenza di nuovi format si trova "a malincuore" d'accordo con Michele Santoro: "Il servizio pubblico ha le risorse e dovrebbe avere le professionalità, soprattutto nel campo della sperimentazione, per rischiare e imporsi".

Marcello Foa, quindi, rivendica la leadership degli ascolti Rai in Italia e la seconda posizione in Europa, dove "solo BBC1 fa di più". Al presidente non preoccupa che i diritti della Coppa Italia e della Champions League siano andati alla concorrenza: "Abbiamo preso i diritti per la coppa del mondo in Qatar con un costo inferiore agli ultimi mondiali. Sulla Nazionale abbiamo un impegno quasi istituzionale, perché la guardano tutti, ma la Champions ha costi molti elevati, non possiamo aumentare l'indebitamento in maniera sconsiderata sapendo che la nostra raccolta pubblicitaria è comunque limitata. Lo stesso discorso riguarda la Coppa Italia".

Finita l'esperienza in Rai, Marcello Foa è

pronto a tornare all'insegnamento: "Mi sono arrivate richieste di insegnamento universitario, ho la mia anima manageriale che si è arricchita di questa esperienza. Di certo non farò la politica".

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