La prima fase della giornata trionfale organizzata apposta per il sindaco è andata in scena all'aeroporto di Fiumicino, dove era previsto un rientro stile Greta Garbo, risultato inutile e un po' posticcio. Perché al varco in aeroporto lo aspettava una piccola folla di giornalisti e fotografi ma il primo cittadino, probabilmente temendo che la contestazione andata avanti per tutta l'estate si trasferisse dal web allo scalo, si era preparato una fuga alla chetichella. Peccato che di cittadini comuni, contestatori o meno, in aeroporto non ci fosse traccia. La richiesta di un rientro «protetto» dopo l'atterraggio dagli States, a bordo di un volo di linea, era pervenuta all'ufficio della polizia di frontiera, che ha provveduto a far scendere Marino sulla pista, mentre tutti gli altri passeggeri si sono serviti del «finger».
Lui, accompagnato dalla moglie, era atteso da una vettura che, scortata, subito dopo ha lasciato l'aeroporto diretta a Roma. Una procedura da star di Hollywood che, alla luce della scarsa attenzione riservata al sindaco dai romani, ha finito col diventare macchiettistica, provocando la consueta ironia tra i passanti incuriositi dalla folla dei reporter. «I romani c'hanno altro da fà che fischià Marino», ha borbottato un tassista. La scena si è ripetuta in Campidoglio dove il sindaco ha di nuovo dribblato i giornalisti (e le prevedibili domande sulla sua assenza) per correre a presiedere una giunta carica di lavoro arretrato, visto che il sindaco è stato «trattenuto» per 18 giorni prima nei Caraibi («gli parlo tra un'immersione e l'altra», ha ironizzato perfino il prefetto Franco Gabrielli) e poi a New York. Il finale del primo giorno romano di Marino è stato degno del resto: il sindaco si è presentato alla manifestazione antimafia convocata dal Pd nella piazza dove quindici giorni fa si è tenuto il funerale scandalo del boss Vittorio Casamonica, con petali di rosa lanciati da un elicottero non autorizzato, cocchio con tiro di cavalli per il feretro e vigili urbani di scorta al «re di Roma». Paradossale dunque anche il corteo convocato a misura delle vacanze di Marino, che si è trovato in piazza praticamente a protestare contro se stesso: il sindaco commissariato per Mafia Capitale, che se la fa fare sotto il naso dal clan Casamonica e poi tuona contro la mafia che comanda a Roma. Lo slogan era pronto a misura di una piazza per soli fan: «Abbiamo cacciato i fascisti, cacceremo i mafiosi». Era tutto pronto, inclusi gli applausi e una donna che abbraccia il sindaco e gli porge «spontaneamente» un mazzo di fiori. A rovinare il copione una folla di contestatori che ha cercato di aprire uno striscione con la famigerata foto del ministro Poletti a cena con Buzzi e sullo sfondo uno dei Casamonica. La polizia però glielo ha impedito e li ha tenuti lontani dalla piazza riservata ai soli plaudenti.
Tra i contestatori non solo i movimenti per la casa e i centri sociali, ma anche cittadini comuni che hanno protestato pacificamente, distribuendo volantini in cui si accusava il corteo Pd di ipocrisia: «La mafia andava combattuta prima e dentro il Comune». La giornata di Marino si è conclusa con un'uscita dalla piazza, scortato da un imponente cordone di polizia e carabinieri, tra le urla «vergogna».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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