Agli esordi della sua carriera televisiva, un fotografo che l'attendeva sul set per gli scatti di lancio di un programma che avrebbe condotto di lì a poco, disse di Vanessa Incontrada «non importa se è in ritardo, tanto per preparare lei basta metterle il mascara e il lucidalabbra. Poi è pronta». Forse l'involontario complimento più bello da rivolgere ad una donna, figuriamoci a una donna che lavora nello show business: come darle del quadrifoglio. Per questo Vanessa Incontrada orgogliosamente nuda sulla copertina di Vanity Fair fa parlare, ma non di quello che dovrebbe. Nell'intento c'è un messaggio di bodypositivity (che è l'esatto contrario del bodyshaming): io mi mostro nuda con tutte le mie curve per dimostrare che non sono certo un problema e che si convive alla grande col fatto di non indossare una taglia trentotto, e nemmeno una quaranta.
La scelta da parte dell'attrice è comprensibile, dal momento che in passato ha ricevuto insulti social (e non solo social) per i chili accumulati a un certo punto della sua vita (bodyshaming, appunto), ma resta una scelta inverosimile. Vanessa Incontrada resta Vanessa Incontrada, malgrado la bilancia. In Spagna (è nata a Barcellona) ha fatto la modella, in Italia la showgirl e l'attrice, nel momento in cui ha smesso di combattere con i chiletti si è arresa ed è diventata la testimonial di un importante marchio d'abbigliamento per curvy: non esattamente un campione medio di tondetta. È davvero lei che può aiutare milioni di donne sovrappeso e magari corredate da volti ben diversi dal suo? Viene in mente l'invito lanciato una settimana fa dalla cantante Lizzi, (lei sì, voluminosa per davvero), vincitrice di un Grammy: basta con questo bodypositivity che è in realtà solo marketing lontano anni luce dalla causa e dal drammatico problema.
Vanessa non è certo il manifesto del disagio e dell'abbruttimento che tanto bene viene raccontato in tv, per esempio, da Vite al limite e dai pazienti del dottor Younan Nowzaradan. La Incontrada è morbida, ha una faccia che ferma i treni, è sommersa dai copioni e da stuoli di ammiratori sbavanti (al netto degli hater su internet). Tentativo lodevole, quindi, ma l'operazione è più cipria che sostanza. Buon per Vanity Fair che si è accaparrato una bella donna, nuda e famosa in copertina. Che poi, anche Vanity Fair...
Forse, per crederci fino in fondo, avrebbe potuto evitare la pubblicità di intimo che ha pubblicato nella pagina seguente a quelle con il servizio su Vanessa: quella con due modelle alle quali si contano letteralmente le coste. «È ora di affrontare una nuova bellezza» spiega il catenaccio del titolo sull'Incontrada. Sì, appunto. Perché sempre di bellezza si tratta.
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