Nella vicenda Stamina "ricorrono in pieno le caratteristiche della illegale commercializzazione di presunte terapie a base di staminali": è l'ultimo tassello del mosaico del metodo Stamina. Si tratta di un passaggio di una delle relazioni redatte dai membri del Comitato tecnico del ministero della Salute. Negli scritti si legge inoltre che nel materiale presentato dalla Stamina Foundation "esiste evidenza di interessi commerciali, impropriamente collegati a un possibile finanziamento pubblico e in evidente conflitto con l’interesse primario definito dalla lettera e dallo spirito della L. 57/2013", cioè la legge con cui il Parlamento autorizzava la sperimentazione del metodo Stamina.
Intanto nuove rivelazioni arrivano dal medico Marino Andolina, vicepresidente di Stamina Foundation, nella puntata di Presadiretta in onda domani su Raitre. "Agli Spedali Civili di Brescia il controverso trattamento Stamina è stato somministrato prima a pazienti raccomandati. Un dirigente della Regione Lombardia aveva un problema, una malattia neurologica progressiva. Ha pensato che potevamo curarlo e ha favorito l’ingresso del nostro metodo negli Spedali di Brescia. Anche alcuni dirigenti locali avevano qualche fratello, cognato o marito da curare, col morbo di Parkinson". Duro l’intervento del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, sempre nel corso della puntata: "Se fosse vero che Vannoni e i suoi ci hanno dato un protocollo diverso da quello utilizzato a Brescia, ci sarebbero gli elementi per una truffa ai danni dello Stato. Sarebbe un atto gravissimo che tradisce il Parlamento. È più che grave, è inaccettabile. È una presa in giro nei confronti di tutto il popolo italiano contro la quale ci rivarremo sicuramente".
Dal punto di vista giudiziario, sono ancora in corso i nuovi controlli disposti alla fine del 2013 dalla Procura di Torino. Il pm Raffaele Guariniello, titolare dell’inchiesta, ha ipotizzato il reato di associazione per delinquere finalizzata alla somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute pubblica, nonché alla truffa. Ma, se si dovesse accertare un nesso fra la terapia e il decesso di uno dei pazienti, potrebbe scattare anche l’omicidio colposo. Nel procedimento sono circa una ventina gli indagati. La figura principale dell’inchiesta è Davide Vannoni, il quale già nel 2012 aveva ricevuto un primo avviso di chiusura indagini insieme ad altre undici persone. Una settantina le vittime ipotizzate, identificate dai carabinieri del Nas oppure dopo avere sporto denuncia.
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