Si aggiungono nuovi tasselli e nuovi interrogativi nella scomparsa di Cristina Golinucci. La giovane scomparve da Cesena il 1 settembre 1992: si era recata al locale convento dei Cappuccini dove poi era stata rinvenuta la sua automobile.
Si teme che la giovane sia morta e che il suo aguzzino, stando ai documenti delle indagini, potrebbe essere Emanuel Boke, un sudafricano ospitato proprio dai Cappuccini e che, due anni dopo la scomparsa di Cristina, fu arrestato per violenza sessuale su due donne - una delle quali però riuscì a sfuggirgli pregando e convincendolo che lo avrebbe sposato.
Per la prima volta, “Chi l’ha visto?” ha fatto ascoltare la voce di Boke, che afferma: “Io ho conosciuto questa donna, si chiama Cristina. Quella conosco bene, mi ha dato un libro…”. Ma questa conoscenza e la presunta confessione dell’uomo sono al centro di un giallo nel giallo.
Pare infatti che il migrante abbia confessato l’omicidio di Cristina a padre Lino, il padre spirituale della giovane: già da tempo si era al corrente anche delle parole utilizzate. “Sono stato una bestia”, aveva detto Boke al religioso, come risulta ai carabinieri. La confessione sarebbe avvenuta nel 1994, quando cioè padre Lino sarebbe andato per la prima volta a trovare l’uomo in carcere: al gip viene chiesto di intercettare questo incontro, ma la richiesta viene rigettata sia perché il religioso era tenuto al segreto confessionale sia perché il fascicolo su Cristina interessa il reato di sequestro di persona, e a Boke, essendo in carcere, non viene riconosciuto un ruolo attivo nel caso, sebbene esso risalga a ben due anni prima, quando cioè l’uomo era in stato di libertà. Oggi non si sa dove sia Boke, si ritiene non sia neppure in Italia.
“Non si capisce come mai tutte queste indagini vengano archiviate ed è mancata una cabina di regia in cui si ragionava sul fatto che quest’uomo fosse o meno un predatore sessuale”, ha commentato in diretta Nicodemo Gentile dell’associazione Penelope, ricordando che in quegli anni nella zona di Cesena si parlò della presenza di un mostro, per via delle scomparse e degli omicidi che interessarono donne giovani.
I contenuti di quella confessione resa a padre Lino non vengono raccontati subito, ma il religioso ne parla un anno dopo con i carabinieri. Vengono così intercettati i nuovi colloqui con Boke, che, incalzato dal religioso, ritratta l’omicidio. “Al quarto anno dell’anniversario della scomparsa - racconta la mamma di Cristina, Marisa Golinucci, in trasmissione, in merito a una lettera ricevuta dal religioso - un capitano dei carabinieri ha fatto una perquisizione al convento. [Padre Lino] dice di aver saputo dell’umiliante perquisizione. Come si fa a dire umiliante quando si cerca la verità su una ragazza scomparsa? In ultimo la lettera dice: sapevo che il male fa male al cuore, ma non alla testa. Come a dire che io ero pazza”.
Dopo la scomparsa, Cristina venne avvistata dappertutto: c’è chi disse che era andata a fare la bella vita al casinò di Saint Vincent, chi che si era chiusa in convento, chi che era scappata con padre Álvaro, all’epoca un religioso di un paese limitrofo. Padre Álvaro tuttavia, partito per un impegno nel periodo della scomparsa di Cristina, ne rimase all’oscuro fino al proprio ritorno: andò subito a trovare la famiglia della giovane, come mamma Marisa ricorda.
“Chi l’ha visto?” ha comparato delle immagini d’epoca del convento e com’è oggi, notando che c’è una porta murata che nel 1992 non c’era.
“Mi auguro che il Signore se la sia portata subito - ha concluso mamma Marisa - Perché, come mamma, questo per me è un dramma, che abbia sofferto da qualche parte, presa, rinchiusa. Ma vi rendete conto come ci sentiamo noi con tutti ‘sti scheletri nei borsoni tagliati a pezzi, dentro questi sacchi neri?”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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