In teoria dovrebbe essere il fiore all’occhiello del sistema di accoglienza italiano. È il cosiddetto Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), il programma che fornisce seconda assistenza ai migranti che rimangono per più tempo in Italia. Se i Centri straordinari (Cas) spesso diventano parcheggi affollati per clandestini, lo Sprar dovrebbe occuparsi della (vera) integrazione dei rifugiati. Tutto molto bello. E pure lodevole.
Il fatto è che i finanziamenti del Fondo Nazionale per le Politiche e i Servizi dell’Asilo (Fnpsa) sono notevoli e in molti vorrebbero una fetta della torta. C’è da capirli: nel 2014 sono stati spesi 196milioni di euro, lievitati l’anno dopo a 208milioni euro e per i nuovi progetti del triennio 2017-2020 saranno ancora di più. Come rimanerne fuori?
Il gioco funziona così: il ministero dell’Interno emette una gara, i comuni partecipano e poi girano una quota delle sovvenzioni governative alle cooperative che gestiranno il centro. Semplice e lineare. Peccato che spesso le fortunate aggiudicatarie siano le stesse associazioni che già controllano i Cas prefettizi. E visto che nulla vieta di incassare sia i fondi per prima che quelli per la seconda accoglienza dei migranti, le (solite) coop fanno festa doppia.
Facciamo qualche esempio. Il Gruppo Umana solidarietà venne alla luce nel lontano 1993 in una parrocchia di Macerata. Da allora ha fatto passi da gigante fino a convincere ben 24 Comuni ad assegnargli l’amministrazione degli Sprar nel 2016. Non soddisfatto, ha collezionato pure incarichi prefettizi: Cagliari (54mia euro), Ancona, Ascoli Piceno (1.245.312 euro), Piacenza (332.235), Macerata, Roma, Latina, Fermo e il più ricco da 1,6 milioni a Teramo. Per avere un’idea del giro di danaro, basti considerare che nell’ultimo bilancio il Gus ha iscritto “9.319.399 di crediti verso le Prefetture” e “7.250.387 di crediti Sprar”. Totale: oltre 16 milioni da incassare.
E se cercate qualcuno davvero abile nel destreggiarsi tra Cas e appalti comunali, quella è la Camelot di Ferrara, vero dominus dell’accoglienza nella pianura emiliana. Appare tra i gestori dello Sprar di Bologna e nella città estense aveva vinto il bando nel 2014. Poi nel 2015 scoppiò un polverone quando s’interessò del caso l’Anac di Raffaele Cantone. L’accusa era di appalti un po’ opachi (inchiesta archiviata) e il Comune decise di revocare l’affidamento (poi vinto di nuovo da Camelot). Il contrattempo non fu un problema, perché la coop aveva già diversificato gli introiti: dalla prefettura di Bologna, tra il 2015 e il 2016, si è vista liquidare 1.132.453 euro tra affidamenti diretti e fiduciari in ambito Cas.
Non sono tutte uguali, ovvio. Di Sprar ne sa qualcosa anche la NuovaRicerca.AgenziaRes (Coopres), cooperativa fondata più di trenta anni fa nelle Marche. In provincia di Fermo coordina ben sei strutture di seconda accoglienza. Ma loro, a quanto pare, non si sono fatti ingolosire dai Cas e questo è un merito che va riconosciuto. Discorso diverso per la coop Badia Grande di Trapani, che dopo essersi assicurata la gestione del centro comunale cittadino, si è allargata a Generosa, Trapani e Alcamo, fino ad ottenere nel 2017 il maxi-appalto per l’hub di Bagnoli di Sopra a Padova (in due anni importo previsto di 13,6 milioni di euro). Dalla Sicilia al Veneto, l’accoglienza è davvero senza confini.
Ogni tanto viene da chiedersi per quale motivo piccoli centri come Alice Bel colle, 744 anime vicino ad Alessandria, anelino tanto ad avere 15 profughi e 635.108 euro di finanziamento. Poi finisce che a qualcuno sorgano sospetti. Come a Vasto, dove il M5S è andato all’attacco contro l’assegnazione del progetto Sprar alla coop “Pianeti Diversi” per il triennio 2017-2019 (1,6 milioni di euro e 50 immigrati). Perché? Uno degli assessori dopo l’aggiudicazione della gara è stato assunto dal “Consorzio Matrix”, nella cui “compagine sociale” appare proprio la coop vincitrice dell’appalto. Il diretto interessato nega ogni conflitto di interessi, ma i dubbi grillini rimangono. Peraltro Matrix è lo stesso consorzio che gestisce migranti a Palmoli, Schiavi d’Abruzzo, San Salvo, Lentella e Carunchio. Tutte a Chieti. E poi ha altre strutture nelle provincie di Foggia, Barletta, Andria, Trani. Quanto incassa? Nel 2016 a Chieti si è classificata prima nel bando prefettizio da 9,6 milioni di euro e nel 2015 a suo nome compaiono altri 3.344.684 euro. Vi sembrano pochi?
Non bisogna stupirsi di quanto siano appetibili i progetti di seconda accoglienza. I fondi sono tanti, generosi e pure in crescita. Basti pensare che nel 2003 i profughi nel circuito Sprar erano appena 2mila e quest’anno toccano quota 25.743 tra adulti, minori e migranti con disagi particolari. I titolari dei 638 progetti sono 544 enti locali tra Municipi, province, comunità montane e unioni di comuni: le cooperative fanno a gomitate pur di ottenere l’assegnazione dalla giunta cittadina.
Nel lungo elenco ci sono circoli Arci, la Croce Rossa, un’infinita serie di coop bianche, rosse e associazioni cattoliche. Quasi tutte impegnate alacremente sia nell’accoglienza straordinaria che in quella ordinaria. Per una grande collettiva abbuffata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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