Aveva zero speranze, un medico gli aveva addiriturra detto di lasciar perdere. Ma Michel Roccati, 30enne di Torino, non si è perso d'animo e grazie alla sua straordinaria tenacia e all'aiuto di Scienza e Medicina, oggi è di nuovo in piedi ed è tornato a camminare dopo la paralisi del 2017 causata da un incidente che lo aveva costretto alla sedie a rotelle.
Cosa è successo
La forza di Michel dà esempio a tutti. "Nel 2017 mi ero spezzato la schiena in più parti. Un animale sulla strada, sono caduto dalla moto. Non camminavo più e non sentivo le gambe, ma lo sapevo che non sarebbe stato per sempre. Ancora non ti sei rassegnato? Mi ha detto una volta un medico. Ebbene no, io non mi sono mai rassegnato", ha raccontato a Repubblica. L'operazione è stata realizzata lo scorso 5 dicembre al Politecnico di Losanna dove gli è stato impiantato un elettrodo nella schiena i cui impulsi elettrici rilasciati nel midollo spinale, gli hanno consentito di tornare a stare in piedi. Il suo caso è il terzo in assoluto al mondo ed è stato pubblicato e descritto sulla rivista Nature Medicine.
"Mi alleno tutti i giorni"
"Cosa ho detto quando mi sono ritrovato in piedi per la prima volta? Nulla" racconta Michel. "Non ero capace di trovare le parole. È stata una sensazione troppo forte". Oggi è un altro mondo: sale e scende la scale, si allena un paio d'ore al giorno dopo aver lavorato al computer e in primavera riuscirà anche a fare un chilometro al giorno. Adesso, però, può già nuotare, fare la cyclette e allenarsi in palestra. La tenacia di Michel è raccontata dal ragazzo stesso: dopo l'incidente ha partecipato ad convegno e conosciuto il professor Courtine. "Gli ho raccontato la mia storia, gli ho detto che non mi davo per vinto e continuavo ad allenarmi, per quanto potevo, per non veder sparire tutta la mia massa muscolare. All'inizio non mi hanno preso. La mia lesione era troppo grave. Ma ho continuato a insistere e due mesi fa sono stato operato".
Cosa succede al midollo spinale
Da oltre 30 anni si studia in tutto il mondo il modo per ripristinare la funzione del midollo spinale con gli elettrodi nella schiena ma i pazienti che hanno avuto lo stesso iter di Michel sono ancora, purtroppo, molto pochi. "Nel nostro caso abbiamo lavorato per personalizzare l'impianto, modellarlo alla lesione, impiantarlo nel punto migliore per riattivare il maggior numero di muscoli possibile. Questo fa la differenza fra un impianto che funziona bene e uno che funziona così così", ha raccontato a Repubblica Silvestro Micera, docente di bioingegneria all'Università Sant'Anna di Pisa che ha collaborato con Courtaine e la collega svizzera, la neurochirurga Jocelyne Bloch. Dopo l'impianto, però, non sono tutte rose e fiori: paziente ed elettrodo devono interagire e "conoscersi" comunicando tramite dei fili con un pacemaker impiantanto sottopelle nell'addome. "In un marsupio tengo l'antenna, che viene azionata da un telecomando che uso mentre cammino, per attivare i muscoli delle due gambe ogni volta che muovo un passo. No, sembra complicato ma non lo è. Dopo poco viene automatico. Su un tablet ho i programmi per le varie attività, dal nuoto alla palestra", racconta Michel.
L'obiettivo è rendere questo trattamento alla portata per la maggior parte dei pazienti in queste condizioni. Il prof.
Courtine ha raccontato che l'elettrodo viene inserito sotto la vertebra ed è direttamente a contatto con il midollo. "Può modulare l'attività dei neuroni, regolando dei gruppi muscolari ben precisi in modo simile a come farebbe il cervello. In questo modo il paziente riesce a camminare, nuotare o pedalare", conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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