Quel misterioso suicidio del finanziatore di Renzi

Ghisolfi si è sparato, ma non ha lasciato biglietti. Sotto choc i familiari. Ecco cosa non torna

Quel misterioso suicidio del finanziatore di Renzi

È morto suicida, a 58 anni, l'industriale Guido Ghisolfi, vicepresidente del gruppo Mossi & Ghisolfi, multinazionale chimica in forte sviluppo nel campo dei "biocarburanti", con 2.100 dipendenti ed un fatturato annuo di oltre 3 miliardi di dollari. Se ne è andato via senza nemmeno lasciare un biglietto. O, per lo meno, fino a ora non lo hanno trovato. Se ne è andato lasciando sotto choc i propri cari che, mai e poi mai, si sarebbero immaginato un gesto tanto estremo. Se ne è andato col fucile in braccio, sulla sua auto, in una strada di campagna di Carbonara Scrivia, nell’Alessandrino, vicino a Tortona, dove viveva. Ma qualcosa nel suicidio dell'industriale con la tessera del Pd, fedelissimo e finanziatore di Matteo Renzi, qualcosa davvero non torna.

Iscritto al Partito democratico e grande estimatore di Renzi, aveva contribuito a finanziarne la campagna elettorale delle primarie del 2013 con un contributo di 100mila euro. Ed era considerato alla stregua di un consigliere del premier in materia di impresa ed occupazione. Il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi lo aveva invitato più volte alle Leopolde. Nel 2011 aveva partecipato al Big Bang del duo Renzi-Civati. E nel 2013 aveva tenuto per i renziani una lezione sulla green economy. Aveva fatto parte del comitato di sorveglianza di Intesa San Paolo, subentrando ad Elsa Fornero quando era stata nominata ministro. Un renziano doc, insomma. In ottimi rappoirti sia con il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino, a cui aveva finanziato la campagna elettorale per le regionali, sia col sindaco di Torino Piero Fassino. "Perdo prima di tutto un amico - ha commentato Chiamparino - l’Italia e il Piemonte perdono un grande imprenditore, un grande innovatore, un uomo di grandissima passione civile".

Guido Ghisolfi, figlio del presidente e fondatore del gruppo, Vittorio, aveva focalizzato il proprio impegno manageriale sui biocarburanti. Era presidente e amministratore delegato di Beta Renewables spa, società del gruppo. Meno di due anni fa, all'inaugurazione della bioraffineria di Crescentino, in provincia di Vercelli, aveva illustrato ad una folla di imprenditori e finanzieri, le grandi possibilità di sviluppo e di mercato dei combustibili "verdi" ottenuti da scarti non alimentari. L’impianto piemontese produce decine di migliaia di tonnellate di bioetanolo ottenuto da scarti di coltivazioni di riso e frumento e canne dei fossi. Il gruppo Mossi & Ghisolfi è impegnato in un progetto in Sardegna, nel Sulcis, avversato da chi considera la coltivazione di canne per ottenere il biofuel dannosa l’agricoltura.

Ghisolfi era uscito dalla sua abitazione questa mattina alle 8 ed era atteso all’ora di pranzo. Allarmati dal mancato rientro, i familiari hanno fatto scattare le ricerche. Dopo due ore l’industriale è stato trovato morto. Ma non c'è un solo biglietto a spiegare il gesto estremo.

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