Il mistero della scatola che Ratzinger consegnò a papa Francesco

Quando Ratzinger si è dimesso ha consegnato a Bergoglio una scatola contenente gli esiti di un'inchiesta. Non se n'è più parlato

Il mistero della scatola che Ratzinger consegnò a papa Francesco

Julián Herranz, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi: tre cardinali per un'inchiesta che il papa emerito Joseph Ratzinger ha voluto con tutte le sue forze, in prossimità della rinuncia al soglio di Pietro. Poi, dopo la consegna della scatola contenente l'esito delle indagini al nuovo pontefice regnante, ossia Jorge Mario Bergoglio, non se n'è più parlato. Il che - badare bene - , non significa che il pontefice argentino non sia intervenuto sui i punti che i tre porporati hanno sollevato. Il problema è che nessuno, oltre ai due successori di Pietro ed ai tre cardinali, conosce il contenuto di quella inchiesta.

Certo un mistero c'è. Il Vaticano, mentre Ratzinger si "dimetteva", era immerso negli scandali di Vatileaks. C'era la sensazione che il teologo tedesco non controllasse i meccanismi curiali, che alcuni alti ecclesiastici fossero in grado di gestire i processi della "stanza del potere" in maniera preminente. Anche rispetto al Papa. Una particolarità: neppure Herranz, Tomko e De Giorgi hanno mai parlato di quella indagine. Anzi, i tre in questi sette anni e mezzo sono balzati agli onori delle cronache con il contagocce. E certo non si può dire che i tre cardinali individuati da Ratzinger per fare pulizia occupino ruoli di vertice nella gestione "bergogliana". Forse quel silenzio è il segno di un peso più unico che raro nella storia recente della Chiesa cattolica. Loro sanno cosa hanno appreso durante gli "interrogatori". Loro conoscono i segreti condivisi pure da Jorge Mario Bergoglio e Joseph Ratzinger. Sempre nel caso si tratti davvero di segreti.

Un cardinale ha parlato della vicenda a Repubblica:"Tenga presente che i commissari (proprio i tre cardinali, ndr) hanno fatto 4 o 5 audizioni alla settimana. Sa cosa vuol dire? In quella scatola ci sono le testimonianze su tutti i passaggi oscuri, le malefatte, le malversazioni, l’abolizione della legge anti-riciclaggio voluta dal Papa, le colpe e le responsabilità. È probabile che Benedetto davanti alla portata di quei risultati e dell’in- tervento necessario abbia avuto un crollo di forza". Possibile che Benedetto XVI si sia dimesso in seguito e per via della lettura di quel testo? Difficile. Il fatto è che se Ratzinger non avesse voluto esporre al mondo l'esistenza di un motivo che scavalcasse "l'età che avanza" - quello che ha comunicato in via ufficiale - non avrebbe esposto dinanzi agli occhi dei media internazionali quella scatola. Perché quel contenitore è in tutte le foto, in tutti i filmati ed in tutti i servizi relativi al momento del passaggio di consegne.

I tradizionalisti - questo è noto tra gli addetti ai lavori - si sarebbero aspettati che Bergoglio rivelasse quei documenti. Il "fronte conservatore" si auspicava, insomma, che il successore di Ratzinger dicesse cos'era stato scoperto durante la gestione precedente. Non è andata così, e questo alimenta in qualche modo le teorie complottiste di chi cerca per forza un "ricatto" dietro al passo indietro di quello che sarebbe diventato il primo pontefice emerito della storia della Chiesa cattolica.

La scatola era (o è) bianca. E sopra c'era una busta dello stesso colore. L'ultima volta che l'abbiamo vista era posizionata su un tavolino della residenza papale di Castel Gandolfo. Forse Bergoglio ha già messo mano a tutti i punti.

Forse il pontefice argentino deve ancora prendere in considerazione quanto scritto all'interno di quei fascicoli. Nessuno lo sa. Tranne, con ogni probabilità, i tre cardinali, che però non hanno più preso posizione in merito.

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