È nel bordo inferiore del "cuore" di Plutone che ci sono le grandi montagne di ghiaccio alte fino a 3.500 metri e la superficie giovane osservata dalla sonda New Horizons della Nasa durante il sorvolo ravvicinato è l’indizio che sul pianeta nano vi è un’attività vulcanica. Lo ha detto all’Ansa Fabrizio Capaccioni, dell’Istituto di astrofisica e planetologia dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Iaps-Inaf).
A differenza dei vulcani presenti sulla Terra che eruttano lava, quelli ipotizzati su Plutone eruttano ghiaccio, azoto, metano e monossido di carbonio (criovulcani) ringiovanendo la superficie del pianeta nano. "Quest’attività vulcanica - ha spiegato l’esperto - deve essere alimentata da una sorgente di calore interna, come elementi radioattivi presenti nel mantello che decadendo generano calore e una pressione che sfoga in un vulcano". La densità di Plutone, di due grammi per centimetro cubo (quella del ghiaccio è di un grammo per centimetro cubo), mostra che il pianetino è formato da un nucleo roccioso circondato da un mantello di ghiaccio d’acqua misto ad azoto, metano e di monossido di carbonio, e da una crosta ghiacciata.
Questi elementi presenti all’interno di Plutone vengono emessi in superficie dall’attività vulcanica.
Se nell’area a forma di cuore di Plutone non sono stati visti crateri da impatto, sulla sua luna più grande, Caronte, invece la sonda potrebbe averne trovato uno e anche molto grande. Le immagini mostrano una grande zona nera che, secondo Capaccioni, potrebbe essere un cratere da impatto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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