Emanuele Scieri morì a Pisa, nella caserma Gamerra della Folgore, diciotto anni fa. Il suo corpo senza vita fu trovato lunedì 16 agosto 1999, intorno alle 13.50, alla base della scala esterna della torre utilizzata per far asciugare i paracaduti. Di lui si erano perse le tracce il venerdi precedente (13 agosto), quando verso le 22.15 fumò una sigaretta (forse la sua ultima) in compagnia di un commilitone. Da lì due giorni di buio e silenzio. E un'inchiesta, in cui si parlò di gravi episodi di nonnismo e violenze, che finì con un'archiviazione. Ma i familiari del giovane non si sono mai rassegnati.
Emanuele veniva chiamato l'avvocato. Sicuramente era questa la professione che avrebbe intrapreso dopo il congedo. Ma quando prestò giuramento non aveva ancora sostenuto l'esame da avvocato. Era partito per il Car di Scandicci (Firenze) il 21 luglio 1999, dopo aver terminato il praticantato in uno studio legale di Catania. Poi il trasferimento a Pisa, nella caserma-scuola dei paracadutisti. E la tragica fine in una calda notte d'estate, con la città della Torre pendente semideserta.
Oggi la Commssione parlamentare d'inchiesta sulla morte di Scieri è giunta ad una conclusione: il ragazzo fu aggredito prima di cadere giù dalla torre. ''Gli elementi da noi riscontrati - si legge - consentono di escludere categoricamente la tesi del suicidio o di una prova di forza alla quale si voleva sottoporre Emanuele Scieri scalando la torretta, tesi che nel '99 la catena di comando della Folgore suggerirono alla magistratura".
La presidente dell'organismo parlamentare, Sofia Amoddio (Pd), ha presentato la relazione finale, votata all'unanimità. Nel documento si legge che "la consulenza cinematica di tecnici specializzati ha accertato che la presenza di una delle scarpe dello Scieri ritrovata troppo distante dal cadavere, la ferita sul dorso del piede sinistro e sul polpaccio sinistro sono del tutto incompatibili con una caduta dalla scala e mostrano chiaramente che Scieri é stato aggredito prima di salire sulla scaletta".
Amoddio ha parlato di un lavoro puntale ed approfondito, in cui sono state acquisite quasi seimila pagine di documenti e fatte 45 audizioni. Questo lavoro ha portato la Procura di Pisa a riaprire le indagini sul caso. Intrecciando quelli acquisiti nel 1999 dalla magistratura con nuovi elementi, la Commissione ha accertato che alla Gamerra avvenivano "gravi atti di violenza, non riconducibili a semplice goliardia". La presidente Amoddio evidenzia che "dall'amministrazione della Difesa sono state assicurate collaborazione e disponibilità, così come dagli attuali vertici militari della Caserma Gamerra di Pisa e della Brigata Folgore".
"La commissione - aggiunge la deputata - ha fatto emergere le falle e le distorsioni di un sistema disciplinare fuori controllo ed ha rintracciato elementi di responsabilità depositandoli presso la Procura della Repubblica di Pisa. Il quadro delle dinamiche all'interno della caserma all'epoca della morte di Emanuele Scieri ha messo in evidenza una altissima, sorprendente tolleranza verso comportamenti di nonnismo, nettamente in contrasto con i regolamenti militari vigenti, il carattere diffuso e noto di comportamenti trasgressivi e l'esistenza di una sorta di disciplina parallela, legata non ai regolamenti formali ma ai concetti di consuetudine e tradizione".
Dal lavoro parlamentare sono stati riscontrati "errori grossolani e responsabilità evidenti riguardano il contrappello della sera del 13 agosto 1999, quando i militari addetti, pur avendo saputo da alcuni commilitoni dello scaglione di Scieri che Emanuele quella sera era rientrato in caserma, non annotarono le informazioni ricevute nel rapportino della sera e liquidarono l'assenza di Scieri consegnando all'ufficiale di picchetto il rapporto con la dicitura 'mancato rientro' anziché 'non presente al contrappello'". In quest'ultimo caso sarebbero scattati, forse, immediati controlli all'interno della caserma, che magari avrebbero evitato il peggio.
"Uno degli aspetti più clamorosi della vicenda, infine, riguarda la superficialità di molti aspetti delle indagini. I tabulati con le chiamate pervenute al telefono di Scieri dal 13 al 16 agosto
1999 non vennero mai acquisiti e pertanto non è possibile riscontrare se il 14 - 15 e 16 agosto 1999 dalla caserma Gamerra furono effettuate ricerche telefoniche al cellulare di Scieri", spiegano dalla Commissione. "Dalle audizioni degli stessi carabinieri che effettuarono i rilievi, apprendiamo che intervennero tre nuclei diversi dell'Arma dei Carabinieri e che le operazioni di rilevamento presero avvio in assenza del pm e senza la presenza dei Ris. Il cadavere di Scieri fu manipolato per estrarre dal marsupio il telefono cellulare del ragazzo e risalire al suo numero di telefono".
Tutto ciò che è stato acquisito e
riscontrato è stato inviato alla Procura della Repubblica. "Speriamo che il nostro lavoro - conclude la Amoddio - possa restituire verità e giustizia alla memoria di Emanuele, alla sua famiglia e alla democrazie del nostro Paese".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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