“Mi chiedo dove ho sbagliato”; sono queste le parole della mamma di uno dei ragazzini coinvolti nella morto di Antonio Cosimo Stano, il 66enne di Manduria vittima di una baby gang.
“Mi sento responsabile io dell'assenza di umanità dimostrata da mio figlio anche solo per aver condiviso un video girato da altri. In casa viviamo male, non dormiamo”.
I fatti di mercoledì scorso hanno scosso la comunità lasciando un segno, forse indelebile, anche in quelle persone legate a doppio filo con gli autori di quel bullismo portato all’estremo, fino alla morte della vittima.
“Io non l'ho mai toccato, ero nella chat, anzi nelle chat. Ma era solo per ridere che facevamo girare quei video, mica lo volevamo morto – ha dichiarato uno dei ragazzi che continua - ho sbagliato, non mi rendevo conto del male che stavamo facendo, non ho avuto la forza di fermarli perché, in fondo, lo facevano tutti”. E in città in tanti sapevano cosa stava succedendo e il dramma di Antonio Stano e i vicini di casa e Don Dario, il parroco della vicina Chiesa di Don Bosco, avevano denunciato alle forze dell'ordine l'orrore vissuto dall'uomo. Sono stati i vicini di casa avevano ad allertare le forze dell'ordine lo scorso 6 aprile.
Ora l’adolescente, poco più che 17enne, si è chiuso in casa e ha passato il ponte delle feste nello stesso modo, non dovendo ancora rientrare a scuola riuscendo ad evitare, così, lo sguardo dei suo compagni, dei professori e di tutto quel mondo di normalità della sua vita cancellata con la morte di Stano.
“È stato sempre un ragazzino timido - continua la mamma - all'apparenza ancora più piccolo della sua età. Quando ho saputo di quei video passati per il cellulare che noi gli abbiamo comprato all'inizio ho provato una gran rabbia; poi mi sono fermata e mi è venuto il panico.
Perché mio figlio si è divertito anche solo a vedere quelle scene raccapriccianti? Perché ha sentito il bisogno di condividerlo con altri? Abbiamo sbagliato? Avremmo potuto fare meglio?”.Nel frattempo un cero e due mazzi di fiori sono stati deposti davanti la casa della vittima e, a pochi metri di distanza dall'abitazione, in via San Gregorio Magno, la veglia nella parrocchia don Bosco.
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