Manduria, i bulli al gip: "Dispiaciuti e provati per la morte di Antonio"

Alcuni dei giovani fermati nell'ambito dell'inchiesta sulla morte di Antonio Stano hanno detto di essere dispiaciuti per le loro azioni

Manduria, i bulli al gip: "Dispiaciuti e provati per la morte di Antonio"

Secondo fonti della difesa, alcuni degli otto giovani arrestati dalla polizia nei giorni scorsi nell'ambito dell'inchiesta sulla morte di Antonio Stano, il 66enne pensionato di Manduria picchiato e vessato da un gruppo di ragazzi, si sono detti “dispiaciuti” per le loro condotte. I ragazzi, inoltre, si sono riconosciuti nei video acquisiti dagli inquirenti e, allo stesso tempo, hanno circostanziato il loro ruolo nelle azioni violente.

Fino a questo momento, sono stati interrogati i due maggiorenni dal Gip del Tribunale ordinario Rita Romano e quattro dei sei minorenni dal Gip del Tribunale per i minorenni Paola Morelli.

Il più grande del gruppo, che ha 22 anni, ha ammesso di aver partecipato a una sola “incursione” all’interno dell'abitazione della vittima. Questo raid è stato documentato anche da uno dei video acquisiti dagli inquirenti. Il giovane, però, ha respinto le accuse di aver avuto un ruolo attivo nell’aggressione.

Uno dei minori, invece, ha negato di aver partecipato ad atti di violenza contro il pensionato. Tutte le persone interrogate hanno risposto alle domande. Secondo i difensori, i giovani sono apparsi “molto provati”.

Ora la parola passa ai due Gip che, con un’ordinanza, dovranno decidere se convalidare i fermi e stabilire se la misura cautelare va confermata, revocata o attenuata.

Agli atti dell'inchiesta c'è anche la fondamentale testimonianza della fidanzatina di 16 anni di uno degli indagati che il 12 aprile scorso si era presentata spontaneamente al commissariato di Manduria. L’adolescente aveva dichiarato di essere a conoscenza di alcuni fatti che potevano risultare rilevanti ai fini delle indagini affermando, inoltre, di essere in possesso di due filmati in cui si vede Stano picchiato ed umiliato da un giovane.

Cinque giorni dopo, la ragazza era stata convocata nuovamente dai poliziotti per visionare altri filmati.

La 16enne ha riconosciuto tra i giovani ripresi il suo fidanzato e altri tre conoscenti. La giovane ha anche riferito che lo zio di uno dei fermati stava cercando di contattare gli altri componenti della banda intimando loro di non fare il nome del nipote alla polizia.

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