Morto Severino, filosofo "dell'essere eterno"

La notizia della scomparsa è stata data a tre giorni dalle esequie, come disposto dal docente della Ca' Foscari. Era nato a Brescia nel febbraio del 1929

Morto Severino, filosofo "dell'essere eterno"

Il 17 gennaio scorso si è spento il celebre filosofo bresciano Emanuele Severino, che il prossimo 26 febbraio avrebbe compiuto 91 anni. L'accademico e compositore italiano si era ammalato sei mesi fa e la notitizia della sua scomparsa è arrivata a funerali già svolti, come disposto da Severino. Lo studioso, infatti, nel suo testamento, aveva espresso il desiderio di diffondere la notizia del suo decesso tre giorni dopo le esequie.

Le origini e gli studi

Nato a Brescia, l'accademico era figlio di un militare di carriera siciliano, originario di Mineo, che si era trasferito nella città lombarda e lì aveva conosciuto la moglie, che era di Bovegno, in alta Val Trompia. Severino si era laureato all'università di Pavia nel 1950, come alunno dell'Almo Collegio Borromeo, discutendo una tesi su Heidegger e la metafisica. Nel 1951 ottenne la libera docenza in filosofia teoretica e da lì iniziò la sua carriera di docente. Dal 1954 al 1969 insegnò filosofia all'università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Severino docente

I libri pubblicati da Severino, in quegli anni, entrarono in forte conflitto con la dottrina ufficiale della Chiesa cattolica, suscitando diverse polemiche all'interno dell'ateneo dove lo studioso insegnava. Così, nel 1969, dopo un lungo e accurato esame, la Chiesa proclamò ufficialmente l'insanabile opposizione tra il suo pensiero e il cristianesimo. Lasciata l'università Cattolica, venne chiamato alla Ca' Foscari di Venezia, dove divenne uno dei fondatori della facoltà di Lettere e Filosofia, nella quale insegnano o hanno insegnato anche alcuni dei suoi allievi, tra cui Umberto Galimberti.

Il pensiero di Severino

Secondo quanto riportato dal Corriere della sera, di cui Severino era collaboratore da tempo, nei tanti libri pubblicati e nelle conferenze che teneva, la sua riflessione si era sviuppata intorno a un unico problema, quello del divenire e della morte, al centro della paura di un nulla che coinvolge tutti gli uomini. Nei suoi scritti, il filosofo faceva spesso riferimento a pensatori come Parmenide, Eraclito, Aristotele, Hegel, Nietzsche, Leopardi, Heidegger e Gentile.

La critica a capitalismo e comunismo

Il filosofo criticò spesso sia il capitalismo sia il comunismo, fonti dell'heideggeriana "vita inautentica", in quanto espressioni di "dominio della tecnica", ma anche la sinistra in quanto "non più socialdemocrazia".

Il pensiero di Severino si è sempre caratterizzato dal "qui e ora", che non considera un improbabile vita dopo la morte. È stato Accademico dei Lincei e cavaliere di Gran croce e nel 2005, l'ateneo veneziano lo aveva proclamato professore emerito.

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