Il Mose funziona, viva le grandi opere

La "diga" tanto discussa ha superato la prova smentendo i critici del partito preso.

Il Mose funziona, viva le grandi opere

V enezia aspettava la giornata con scetticismo. Molti ragazzi delle scuole superiori, alle 10 di mattina, sono stati lasciati andare a casa, dato che il punto massimo dell'acqua alta intorno ai 135 cm era previsto per mezzogiorno. E invece la città è rimasta all'asciutto, dato che le paratie del Mose hanno fatto il loro lavoro, proteggendo le calli e i campi. Pure in piazza san Marco, che è il punto più basso di Venezia, non si sono viste le solite pozzanghere.

Nel suo insieme, naturalmente, quella del Mose resta una vicenda assai triste. L'esigenza di proteggere la città dall'assalto delle acque periodicamente causato dal combinarsi di venti e maree è servita da pretesto per uno dei peggiori scandali della storia repubblicana.

Il progetto di innalzare paratie a protezione della laguna è servita a moltiplicare consulenze d'oro e spese gonfiate, in un intreccio tra politica ed economia che come spesso succede ha portato al dilatarsi della corruzione e a un assalto alla diligenza che ha suscitato sconcerto in tutta Italia.

Ieri, però, molti sono costretti a prendere atto di una cosa: che vi sono grandi opere di cui abbiamo bisogno, che l'Italia ha necessità di infrastrutture, che le stesse attività imprenditoriali non possono crescere e svilupparsi senza un contesto che permetta ognuno di esprimersi al meglio.

Per Venezia, in particolare, un Mose funzionante è la più bella pubblicità che si possa immaginare: la premessa necessaria al rilancio del turismo e di tutte le attività collegate.

L'economia della città non vuole sovvenzioni né aiuti: vuole poter offrire a quanti arrivano da ogni parte del mondo di godersi questa città unica senza dover fare i conti con i disagi di quelle acque che periodicamente invadono ogni spazio. Non sappiamo se il Mose reggerà anche in futuro, ma è indubbio che di soluzioni tecnologicamente avanzate per proteggere Venezia c'era e c'è bisogno.

Le grandi opere devono certamente essere realizzate entro un quadro di correttezza. Ogni volta che è possibile si deve lasciare ai privati oneri e benefici, aprendo tutta una serie di attività al mercato e alla concorrenza. Quando ciò risulta difficile per ragioni politiche e culturali (dato che molti sono persuasi che soltanto lo Stato possa fare e gestire), è necessario allora che si vigili in tutti i modi e si adottino i migliori criteri.

Una cosa, però, è chiara: che il buon funzionamento del Mose è anche la sconfitta di quella sinistra prigioniera di pregiudizi ecologisti e che in questi anni ha avversato non soltanto le paratie della laguna, ma molte altre opere.

È quindi la logica dei «no» pregiudiziali a uscire a mal partito dal debutto del Mose: e così fa un po' sorridere che il Pd, da sempre prigioniero di quegli schemi, ora esprima soddisfazione per la situazione veneziana.

In queste ore larga parte d'Italia è in ginocchio a causa del maltempo. Venezia può essere un esempio: un modello da riprendere.

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