La mostra profanata

La mostra profanata

Domani parlerò come si conviene della mostra «La scuola di Palermo», da me voluta a Palazzo Riso. Invece di essere ringraziato, vengo insultato dagli stessi artisti che si atteggiano a vittime, in realtà solo del loro conformismo. Vengo definito: «L'assessore di turno che decide di stuprarci senza alcun rispetto». Tutto questo per aver utilizzato la sala con un'opera di Kounellis che consiste in una ventina di armadi appesi al soffitto, quindi inutilizzabili. Tutto qui. Un'installazione teatrale che una persona semplice, di mente libera, non considererebbe un capolavoro, ma sotto l'ombra della quale nessun artista può osare esporre, sulle pareti completamente libere, un'opera sua. Come una maledizione.

Siccome il percorso della mostra è intatto, voglio ripetere che nessuna «altra mostra è stata inserita nella mostra», e che io ho semplicemente chiamato un artista senza pregiudizi a misurarsi nell'area (ideologicamente sacra) di Kounellis. Lo «stupro» sarebbe dunque aver accostato un artista, Enrico Robusti, non meno bravo di loro, all'intoccabile Kounellis. Loro, esaltati e presuntosi, reagiscono manifestando disprezzo per Robusti e per me.

Sono «allibiti e carichi di tristezza» per aver avuto, grazie al mio impegno, una bellissima pagina di Carlo Vulpio sul Corriere della Sera, che non si accorge dello stupro, ma li loda e riconosce anche il valore del profanatore. Basta leggerlo per smentirli, con i loro patetici sostenitori.

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