"Napoli è una città inferiore per molte ragioni morali". Le teorie del professor Alessandro Orsini sono riuscite a far discutere anche in differita. A distanza di anni dalla loro enunciazione. Le dibattute argomentazioni del docente sulla guerra in Ucraina forse non bastavano, dunque qualcuno si è preso la briga di consultare la pagina Facebook che il sociologo cura da tempo con particolare solerzia. Sui social, l'esperto di sicurezza internazionale intrattiene infatti un aperto dialogo con i propri seguaci. Così, dalle nebbie virtuali del recente passato sono emersi alcuni post dedicati da Orsini alla città di Napoli (che peraltro gli diede i natali), infarciti di opinioni destinate a dividere.
Quando si tratta di esprimere il proprio pensiero, del resto, il professore non teme il rischio di risultare impopolare. Un atteggiamento esibito anche nel marzo del 2000, quando sul proprio profilo Facebook rispondeva alla seguente domanda: "Napoli è una città inferiore?". In quel caso, proprio come oggi, il sociologo procedeva per gradi. Argomentava. Spiegava il suo pensiero nelle varie articolazioni. "Superiore e inferiore sono espressioni bandite dal linguaggio pubblico. Eppure, nessuna azione pedagogica può essere efficace cancellando le gerarchie morali", esordiva Orsini nel suddetto post, osservando poi che la vita sociale non sarebbe possibile se gli uomini "non avessero uno schema codificato per distinguere l’inferiore dal superiore su cui fondare le routine con cui producono la società". E fin qui, nulla di strano. Anzi, tutto condivisibile.
Lo spiegone del docente, però, approdava poi su un terreno scivoloso. E proseguiva con tesi via via sempre più divisive. "Quante volte i ragazzi di 14 anni si disperano per avere commesso una malefatta che ha rovinato la loro vita e dicono: 'Ero confuso. Non mi sono reso conto che stavo sbagliando'. A Napoli, quando frequentavo le scuole medie, ne ho visti di quattordicenni in simili condizioni pedagogiche. E a vent'anni li ho ritrovati in carcere. Tornati in libertà, ho letto le loro lettere piene di dolore e di pentimento, e raccolto le loro testimonianze...", raccontava ai suoi lettori virtuali Orsini, per poi arrivare alle note più decise. In un successivo passaggio, il prof affermava infatti: "Superiore e inferiore sono categorie spesso utilizzate con intenti ignobili, come dimostra la storia repellente di tutti i razzismi, ma non ci sono dubbi sull'inferiorità morale di Napoli. Napoli è una città inferiore per molte ragioni morali".
Ragioni sintetizzate dal sociologo napoletano in quattro punti. Primo: l'omicidio di un15enne (Ugo Russo, ucciso il primo marzo 2020 da un carabiniere che voleva rapinare) non aveva "provocato un'insurrezione popolare contro la micro-criminalità. I napoletani sono assuefatti a questi fatti. È accaduto, accadrà di nuovo e i napoletani non daranno vita a una rivolta per una vita civile migliore". Secondo punto dell'Orsini pensiero: "Un adolescente impara che non si esce di casa indossando oggetti di valore. Derubato, gli viene detto: 'Sciocco, che cosa ti aspettavi?'. Dunque, la routine che riproduce la società napoletana è fondata sull'idea della normalità della criminalità".
Il professore - punto terzo - sottolineava il fatto che molti furti e micro-aggressioni non venissero nemmeno denunciati ai carabinieri, dal momento che sporgere denuncia venga da molti ritnuto "tempo perso". E infine: "La coscienza morale dei napoletani (...) è divisa, alcuni sono contro il carabiniere, che avrebbe addirittura sbagliato a girare a Napoli con un orologio costoso; altri sono contro il 15enne. A Siena, che è una città moralmente superiore a Napoli, quasi nessuno si schiererebbe dalla parte del 15enne perché la coscienza collettiva è molto più coesa intorno alla definizione pubblica di ciò che è superiore e ciò che è inferiore.
La conseguenza è che, a Siena, i confini morali tra il bene e il male sono molto più marcati".Affermazioni che, riproposte a distanza di anni e rilanciate in primis dal Corriere, hanno polarizzato i pareri soprattutto sui social. Come se la guerra non bastasse a infiammare le discussioni.
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