Picchiato e rapinato più volte da un gruppo di ragazzi del paese convinti che nel cellulare della vittima ci fossero immagini compromettentì. La storia arriva dalla provincia di Messina e nello specifico dal grosso centro urbano di Milazzo. La polizia, dopo una minuziosa attività investigativa, ha eseguito cinque misure cautelari, emesse tutte dal tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto e dal tribunale per i minorenni di Messina, nei confronti di quattro maggiorenni e un minore. Gli indagati sono adesso accusati di rapina, lesioni personali e minacce. Due ragazzi si trovano ai domiciliari, mentre altri due sono sottoposti all'obbligo di dimora. Il quinto componente del branco, un minorenne di 16 anni, si trova presso un istituto di custodia per minori. I fatti risalgono al mese di novembre e a denunciarli alla polizia è stata la vittima, un minore. E proprio grazie alla sua circostanziata denuncia è stato possibile risalire all'identità e al profilo del branco.
Secondo la ricostruzione effettuata dalla vittima, gli episodi contestati si sono verificati almeno due volte. Due aggressioni in cui il giovane è stato prima avvicinato dal gruppo, poi accerchiato, minacciato, insultato e spintonato. Sempre con la stessa modalità. Alla fine il branco lo ha picchiato e derubato del suo telefono cellulare. "Considerando la gravità dei fatti commessi, l'aggressività manifestata e la reiterazione delle condotte persecutorie, poste in essere da più persone riunite, il gip ha ritenuto di applicare immediatamente le pesanti misure cautelari", spiegano gli agenti. La ricostruzione fatta dal ragazzo è sembrata abbastanza credibile e così dopo le risultanze investigative si è passati all'azione.
I provvedimenti sono stati disposti dal gip presso il Tribunale di Barcellona e quello presso il Tribunale per i minorenni di Messina. Gli investigatori, al termine delle indagini, sono riusciti a ricostruire i fatti e individuare le distinte responsabilità. Per arrivare al fermo dei ragazzi, la vittima ha presentato una denuncia minuziosa e dettagliata che ha permesso di ricostruire l'ultima aggressione dello scorso novembre.
Secondo il minore infatti, in ben due occasioni la vittima sarebbe stata colpita, aggredita e rapinata del proprio smartphone. Gli aggressori sospettavano che nel telefono del ragazzo potessero esserci video, audio e foto compromettenti riguardanti la loro vita privata.
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