Da Lizzola di Valbondione (BG)
"Località turistica", recita il cartello d'ingresso alle porte di Lizzola. Questa frazione arroccata sulle pendici delle Alpi Orobie, a quaranta chilometri da Bergamo, un tempo era nota per le piste da sci e per le famose cascate del Serio - "le più alte d'Italia", rivendicano orgogliosi i valligiani.
Da qualche mese, però, questa manciata di case in fondo all'Alta Val Seriana è il teatro di un'incredibile commedia dell'assurdo: l'ultimo capitolo della tragedia nazionale in cui si sta trasformando l'emergenza profughi. Per poco più di cento abitanti, in paese ci sono novantaquattro profughi, inviati qui dalla prefettura.
Nemmeno i profughi vogliono restare qui
Ospitati in due strutture affittate da un privato, la maggior parte degli immigrati è bloccata qui in attesa di una risposta da parte della commissione territoriale che valuterà le richieste di asilo. Alcuni si trovano qui da più di un anno, furibondi e senza alcuna voglia di rimanere. Trascorrono le giornate al parco giochi, dondolandosi sulle altalene con lo sguardo perso nel vuoto. "Non stiamo bene qui - ci racconta un ragazzo nigeriano con le cuffie dell'mp3 nelle orecchie - Vorremmo lavorare e ogni tanto andare in città, ma non è possibile. Tutto ciò che possiamo fare è mangiare dormire, tutto il giorno, giorno dopo giorno."
Qualcuno studia l'italiano seduto sui gradini della chiesa, ma fare conversazione non è facile. La frazione è popolata in gran parte da anziani, che spesso parlano in dialetto. I rapporti con la comunità locale non sono semplici. Vecchie storie di un immigrato denunciato per presunte molestie ai danni di una ragazzina locale, accuse di razzismo da parte degli stranieri.
Le proteste dei residenti
I residenti si lamentano per l'occupazione costante di parco giochi e campo sportivo, di fatto impraticabili per i bambini della frazione. Dopo una serie di proteste da parte degli abitanti, il comune ha stabilito dei turni orari per sperimentare un'inedita alternanza tra immigrati e bambini.
Il comune ha provato a coinvolgere i profughi in alcune attività di volontariato, affiancando i ragazzi agli operatori municipali incaricati della pulizia delle strade, ma gli immigrati sono troppi e così ogni profugo è impegnato appena un pomeriggio a settimana. Il sindaco Sonia Simoncelli punta il dito contro il prefetto: "Quando sono arrivati i primi cinquanta, io sono stata avvisata un'ora prima. Più volte ho scritto al prefetto che alleggerisse il nostro carico, trasferendo alcuni immigrati ad altre destinazioni".
Il danno per il turismo
"È una situazione assurda, l'unica risorsa di Lizzola era il turismo e con la presenza dei profughi gli arrivi sono crollati": Walter Semperboni è un muratore di Lizzola, candidato sindaco alle ultime comunali. Non è razzista, giura, ma la situazione è ormai insostenibile. "L'amministrazione comunale chiama i giornali e fotografa gli immigrati con scopa e rastrello in mano. Ma è tutta una farsa: la verità è che i profughi passano il giorno a non fare nulla", scrolla la testa indicando un gruppetto di africani seduti sulle panchine.
Eppure anche questa presenza silenziosa ha già scoraggiato molti villeggianti e turisti: "L'anno scorso avevo il locale pieno di clienti e ragazzini degli oratori giunti qui in gita- spiega Maurizio, titolare di un bar ai piedi degli impianti sciistici - Ora in paese ci sono solo gli immigrati, che hanno ammazzato il turismo. Settimana prossima sarò costretto a chiudere e poi andrò a vivere sotto i ponti."
Chi guadagna dall'accoglienza?
Se la sistemazione attuale scontenta tanto i residenti quanto i profughi, una domanda sorge spontanea: chi guadagna dall'accoglienza? Le strutture che ospitano gli immigrati sono riconducibili a Sergio Piffari, ex parlamentare dell'Idv già finito nei guai per una brutta storia che lo ha visto indagato (e poi prescritto) per truffa ai danni della Comunità Europea.
Sono stati i suoi immobili a vincere il bando per l'accoglienza dei migranti. Molti, a partire da Semperboni, lo accusano di lucrare su questa situazione, ma lui preferisce non rispondere.
La maggior parte - probabilmente - non ha diritto all'asilo
A rendere ancora più assurda questa situazione si aggiunge poi un particolare che ha dell'incredibile. La maggior parte dei profughi, chiosa lo stesso sindaco Simoncelli, non otterrà mai lo status di rifugiato: "Sul centinaio presenti qui potrebbero farcela appena tre o quattro", ci confessa.
Come non bastasse, per conoscere la sorte dei profughi servono tempi omerici. Qualcuno ha presentato la domanda per la protezione
png" loading="lazy" decoding="async"> nel giugno 2014 e ancora non sa quando otterrà risposta. Quando lo saprà, sarà un anno più vecchio, senza un lavoro né alcuna esperienza formativa, spaesato e sperduto in mezzo alle Alpi orobie. Se non è assistenzialismo questo...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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