Nessuno tocchi il diritto a fare opposizione

Nelle democrazie parlamentari e tale è tuttora la nostra l'opposizione parlamentare svolge un ruolo vitale

Nessuno tocchi il diritto a fare opposizione

Nelle democrazie parlamentari e tale è tuttora la nostra l'opposizione parlamentare svolge un ruolo vitale e per tale ragione ha una sua dignità che maggioranza e governo non possono calpestare nemmeno nelle forme e nello stile. La sua funzione di critica e di controllo, anche aspra se occorre, è indispensabile al funzionamento della democrazia. Il suo dissenso è ben più che libertà di espressione, è lo strumento primo perché la democrazia possa dirsi davvero tale e funzioni.

Pertanto l'attacco frontale sferrato dal premier contro una parte delle opposizioni in una conferenza stampa in diretta a reti unificate, cioè senza ombra di contraddittorio, reclama riflessioni doverose sul ruolo delle opposizioni in un sistema democratico. Un discorso, quello del premier, tanto più significativo in quanto avviene in un'emergenza collettiva, dall'enorme impatto e così densa di incognite che alcuni la paragonano ad un evento bellico.

Dunque, proprio in un clima del genere, appare ovvio che le parole di un primo ministro debbano essere ben calibrate affinché non diventino sassi... con esiti purtroppo devastanti sul piano politico.

Non interessa qui entrare nel merito delle accuse avverso Salvini e Meloni, in quanto ci saranno sedi istituzionali più idonee per affrontare l'argomento.

Il diritto costituzionale insegna che in un sistema democratico la dialettica tra maggioranza e opposizione parlamentare, anche dura e forte, è linfa vitale: è uno degli indici più autentici della maturità di una democrazia e del suo corretto funzionamento.

Il controllo politico dell'opposizione è una funzione essenziale e le sue finalità sono naturalmente antitetiche a quelle di indirizzo governativo.

Non c'è vera democrazia se la maggioranza riduce al silenzio le opposizioni o se impone in virtù dei suoi numeri la propria volontà in dispregio dei loro diritti.

L'emergenza Covid-19, nella sua eccezionalità, ha condizionato nel sistema italiano la normale dinamica dei rapporti maggioranza-opposizione.

Fin dall'esordio della crisi, diversi sono stati i richiami che il presidente Mattarella ha fatto alle forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, di procedere uniti, in uno spirito di collaborazione e senza inutili polemiche allo scopo di contenere i danni provocati dalla diffusione del virus.

Il richiamo presidenziale ha messo in sordina il ruolo istituzionalmente riconosciuto all'opposizione che, comunque, si è adeguata lealmente, assumendo un comportamento complessivamente responsabile. Non sono mancate proposte ad integrazione delle misure già adottate dal governo e non oppositive ad esse.

Da parte delle forze di governo, invece, non sembra essersi manifestata, se non formalmente, altrettanta disponibilità al confronto. C'è stata un'assai scarsa propensione a prestare ascolto agli emendamenti dell'opposizione ed anzi aver posto la fiducia sulla loro conversione costituisce, nella situazione presente, un ulteriore svilimento della dialettica politica.

Le brutali parole del premier avverso Salvini e Meloni non possono che rendere più difficile proprio quell'unità di intenti auspicata dal presidente Mattarella. C'è da ipotizzare che, d'ora in avanti, lo scontro si farà più aspro e, seguendo le linee della nostra Costituzione, dovrà avvenire in primis in Parlamento.

La questione più urgente al momento attuale è quella dei negoziati che si stanno svolgendo all'Eurogruppo sugli strumenti europei in materia finanziaria da mettere in campo per affrontare la crisi.

Finora il Parlamento non è stato in alcun modo coinvolto sui contenuti cruciali di tali negoziati che condizioneranno il futuro del nostro Paese per i prossimi anni. Il governo, nella figura del ministro dell'Economia, non ha ancora riferito in Parlamento, nonostante le ripetute richieste dell'opposizione.

Premesse che non tranquillizzano affatto.

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