«Illustre presidente, le parlerò con i versi di Kavafis: Cosa aspettiamo qui riuniti? Oggi devono arrivare i barbari. E perché i deputati non si muovono? Cosa aspettano per legiferare? Oggi arrivano i barbari. Che leggi possono fare i deputati? Venendo i barbari le faranno loro. Perché il presidente si è alzato di buon'ora e sta alla porta grande della città, in attesa? È che arrivano i barbari con il loro capo; anzi, è già pronta la pergamena con gli incarichi e gli onori. Perché i nostri due ambasciatori stamane sono usciti in toga rossa ricamata e portano bracciali con ametiste e anelli con smeraldi? Oggi arrivano i barbari e queste cose ai barbari fan colpo. E perché i relatori non sono qui, come sempre, a parlare, a esprimere pareri? Oggi arrivano i barbari e non vogliono sentire tante chiacchiere. Perché ora sono tutti nervosi (i volti si fanno scuri)? Perché si vuotano le strade e ognuno torna a casa? Perché è già notte, e i barbari non vengono. È arrivato qualcuno dalla frontiera a dire che di barbari non ce ne sono più. Come faremo adesso senza i barbari? Dopotutto, quella gente era una soluzione.
Ora lei è qui, barbaro mancato, in cattiva compagnia. Per la considerazione che ho per lei, con sofferenza, mi asterrò. Paesaggio, natura, arte, città, bellezza, civiltà: parole che lei ha ignorato per essere resiliente nella transizione ecologica. Non transiti, resti. Sia audace. Non sia vile, non si conceda ai paurosi e agli ignoranti. Memento audere semper».
Questo è il mio secco intervento alla Camera per negare la fiducia al governo Draghi. Non in particolare a lui, ma ai ministri da lui non scelti, per concessione a partiti deboli e non corrispondenti alla loro reale rappresentanza parlamentare. Triste è la conferma di capibastone per i partiti maggiori 5 Stelle e Pd, compiaciuti con l'indicazione di Di Maio e Franceschini. È confermato perfino Speranza, espresso da un partito del 2%, diviso in due, con la metà dei suoi deputati all'opposizione. In compenso, per non creare turbamenti, dei partiti di destra sono presenti le seconde file. Salvini e Berlusconi, pregati di fare un passo indietro per favorire i concilianti Giorgetti e Brunetta.
Dunque: Di Maio sì, Salvini no. Altri zombie con e senza baffi sono stati pescati dai partiti o in quello che ne resta. È vero che i sondaggi non sono sempre affidabili. Ma è un dato certo che, al di là della riduzione dei parlamentari, il «peso» dei partiti in Aula è anacronistico rispetto alla realtà dei fatti, con 5 Stelle divisi, Pd senza Italia viva e Calenda, Fdi in crescita. Con questi dati reali Draghi non ha neppure pensato di misurarsi. Si è tenuto i numeri del Parlamento del 2018, confermando i peggiori di M5s, Pd e Leu, i quali oggi si sono riuniti in un intergruppo per essere maggioranza nella maggioranza, pur essendo evidente minoranza nel Paese.
Draghi ha scelto il compromesso con gli zombie, ignorando l'Italia reale. Per questo mi ha deluso. Aspettavamo i barbari per uscire dall'incubo dei fantasmi del governo Conte; e li ritroviamo tutti negli stessi posti, con gli stessi pesi, circondati da una spruzzata di tecnici nei ministeri dove non servono. Non, per esempio, alla Sanità e ai Beni culturali. Che Draghi abbia tradito le aspettative, lasciando intatti i ministeri principali, con le stesse persone all'Interno, agli Esteri e alla Difesa, perfino ai Rapporti con il Parlamento, con la sola eccezione della Giustizia, sotto il diretto controllo di Mattarella, è del tutto evidente.
Come per dire: lasciamo la politica ai politici; io mi occupo, con i miei sodali Giorgetti e Brunetta, di economia.Chi non avrebbe avuto bisogno dei partiti, come Draghi, mentre i partiti avevano bisogno di lui per sopravvivere, poteva porre le condizioni, non subirle.
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