"Mi considero solo un esecutore delle sue volontà e voglio fare ciò che lui stesso avrebbe fatto se fosse ancora vivo": così il nipote del pittore spagnolo Joan Miró ha giustificato la decisione di donare l'intero importo di una vendita all'asta delle opere dell'artista ai profughi.
Ventotto opere sono state messe all'asta e, come ha annunciato la casa d'aste Chistie's, la vendita ha fruttato circa 62 mila euro. Il nipote di Mirò è rimasto stupito dalla somma raccimolata tanto da decidere di cambiare il destinatario dei soldi. Inizialmente, infatti, l'asta era stata ideata per raccogliere un po' di denaro da donare alla Croce Rossa che in passato aveva fatto molto per il pittore.
Ma una volta visto il gruzzoletto della vendita, il nipote di Mirò ha considerato più opportuno donare i soldi ai rifugiati. "Miró ha affrontato molte prove nella sua vita. Ha sperimentato la fame, l'esilio durante la guerra civile spagnola, la seconda guerra mondiale e conosceva bene la desolazione dei campi profughi. Ha sempre voluto aiutare poveri, i rifugiati e gli esuli. Se fosse stato ancora vivo, avrebbe preso in considerazione che ciò che sta accadendo in Siria oggi potrebbe accadere domani in Spagna" - ha spiegato il nipote dell'artista.
La Crroce Rossa stava molto a cuore a Joan Mirò perché nel 1965, un medico dell'organizzazione umanitaria internazionale aveva salvato la gamba di sua figlia quando era stata gravemente ferita in un incidente d'auto. L'artista è sempre stato riconoscente alla Croce Rossa, infatti, quando era ancora in vita aveva omaggiato l'associazione in diversi modi.
Neli ultimi anni della sua vita aveva anche fatto costruire un arazzo per l'organizzazione. Mirò morì nel 1983, all'età di 90 anni.Nonostante questi motivi personali che legano l'artista alla Croce Rossa, il nipote ha ritenuto più opportuno dare tutto il ricavato ai profughi siriani.
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