No all'espulsione di un immigrato, se affetto dalla sindrome dell'Hiv. È questo quanto stabilito dalla prima sezione penale della Cassazione, che ha così annullato con rinvio una decisione del tribunale di sorveglianza di Ancona, con la quale era stata respinta l'opposizione di un tunisino al decreto che ne aveva disposto l'espulsione. Nell'ottica della Cassazione, quindi, ci sono le possibili conseguenze circa l'aggravarsi delle condizioni di salute dell'immigrato per il venir meno di "irrinunciabili cure".
Secondo i giudici marchigiani, la malattia dello straniero appariva dal 2015 "sotto controllo" attraverso "terapie di semplice mantenimento" che avevano portato a prevenire "possibili complicanze": per questo, era la tesi del tribunale di sorveglianza, "non si trattava di continuare ad assicurare in Italia un tipo di cure che, avendo diretta correlazione sul piano dell'efficacia con gli interventi sanitari indifferibili e urgenti, potevano precludere l'esecuzione dell'espulsione del cittadino straniero".
La Cassazione ha quindi accolto il ricorso dell'immigrato: "In tema di espulsione dello straniero quale misura alternativa alla detenzione le cause ostative alla stessa debbono essere interpretate alla luce della sentenza della Corte Costituzionale n.252/2001, secondo cui il provvedimento di espulsione in questione non può comunque essere eseguito quando emerga, all'esito di un doveroso accertamento svolto in concreto, un danno irreparabile per la salute".
Del tema Hiv- immigrazione aveva parlato anche qualche mese fa IlGiornale.it. Secondo l’immunologo Fernando Aiuti,
che riporta dei dati ufficiali, in un caso su tre l’infezione riguarda un cittadino straniero, e per questo si rende pertanto necessario sottoporre al test gli extracomunitari presenti in Italia, specialmente i clandestini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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