No Tav, pm: "Otto mesi a De Luca"

Lo scrittore aveva sostenuto la necessità di sabotare la Tav. "È conosciuto, le sue parole incitavano a compiere reati"

Erri De Luca in tribunale a Torino per il processo sul sabotaggio della Tav
Erri De Luca in tribunale a Torino per il processo sul sabotaggio della Tav

Otto mesi con l'accusa di istigazione a delinquere per Erri De Luca. È questa la richiesta del pubblico ministero Antonio Rinaudo, che ha parlato oggi nell'ambito del processo che si concentra sulle dichiarazioni dello scrittore, che commentando gli assalti al cantiere della Torino-Lione aveva sostenuto la necessità di sabotare l'alta velocità.

In aula a Torino si sono presentati sia De Luca che un gruppo di attivisti che si oppongono alla costruzione della Tav, per assistere all'udienza. Tra di loro anche Alberto Perino, leader del movimento.

"Oggi saprò quanta prigione per me desiderano ottenere dalla sentenza. Sarà la parte più interessante, per i toni di voce e gli argomenti", aveva dichiarato De Luca questa mattina, in un testo pubblicato sul sito della sua Fondazione, per commentare la ripresa del processo. "Spero che tutti siano brevi", ha aggiunto, dicendo di sperare in una decisione in tempi rapidi.

Una speranza che si è infranta sulla decisione di aggiornare il processo al 19 ottobre, quando De Luca tornerà anche a parlare in aula, come ha annunciato il suo avvocato, Gianluca Vitale, che ha promesso nuove dichiarazioni spontanee. "È un processo alla libertà di pensiero nel nostro Paese", ha dichiarato lo scrittore.

Secondo il pm che sostiene l'accusa, le parole di De Luca erano "dirette a incidere sull'ordine pubblico", perché lo scrittore ha "pregnanza, possibilità di incidere sulla volontà di altri e con la forza delle sue parole ha sicuramente incitato a commettere reati".

Rinauldo, che ha spiegato come "la libera manifestazione del pensiero di fronte a una manifestazione che ha un

contenuto intrinseco di illeicità, come istigare, non può trovare tutela", ha comunque sottolineato che De Luca non si è mai "sottratto" nel rispondere alle domande dell'accusa, aprendo la strada a possibili attenuanti.

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