Emergono le prime indiscrezioni sui nomi che giovedì l'amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini, proporrà al cda riguardo l'area corporate e le direzioni di genere. Nell'ordine del giorno dei lavori di giovedì si parlerà di assetto organizzativo-aziendale, con conseguenti deliberazioni. Inoltre è in programma anche un aggiornamento sullo stato di avanzamento del Piano industriale e l'aggiornamento sulla situazione immobiliare dell'azienda e quello sulla radiofonia. In quest’ultimo caso è prevista l’audizione del direttore Roberto Sergio.
Quello delle nomine è un rompicapo piuttosto complicato visto che la maggioranza di governo giallorossa non è quella che ha nominato i vertici attuali dell'emittente pubblica. A quanto apprende l’Agi, Stefano Coletta sarà indicato alla direzione di Rai1 al posto di Teresa De Santis. Marcello Ciannamea, attuale direttore del coordinamento editoriale palinsesti televisivi, o Ludovico Di Meo, già vice direttore di Rai1, a quella di Rai2, al posto di Carlo Freccero che lascerebbe viale Mazzini. Franco Di Mare o Silvia Calandrelli, attuale direttrice di Rai Cultura, potrebbero essere proposti alla direzione di Rai3, al posto di Coletta che approderà sulla rete ammiraglia. Mario Orfeo, già direttore generale Rai, alla direzione del Tg3, al posto di Giuseppina Paterniti che andrebbe alla direzione di RaiNews, attualmente guidata da Antonio Di Bella.
Ipotesi che dovranno essere confermate. Anche perché potrebbero esserci dei cambiamenti. Nel caso di Rai2, ad esempio, potrebbe anche configurarsi, almeno inizialmente, un interim per Ciannamea, con incarico contestuale di direttore alla Distribuzione dei prodotti dell'azienda. Per Di Bella si ipotizza il coordinamento dell'area news o il ritorno negli Usa, con ruolo di corrispondente da Washington. Un ruolo importante per coprire le notizie in vista delle elezioni presidenziali del 2020.
Non a tutti, però piace lo scontro per le nomine. "I giornalisti del Tg3 recepiscono con disagio i titoli di giornale di questi giorni che alludono a questo o quel partito sul punto di conquistare o conservare la testata secondo la logica spartitoria legata agli equilibri del momento. Tali titoli, che fanno male alla reputazione di tutta l'Azienda, sono l'esito sconcertante della legge del 2015 che sancisce definitivamente la presa dei partiti sulla Rai". È quanto si legge in una nota del Comitato di redazione del Tg3.
La redazione ribadisce che "l'unico atto che la buona politica deve fare per il Servizio Pubblico radiotelevisivo e multimediale" è "una legge di governance che finalmente sottragga la Rai ai giochi della propaganda e della lottizzazione, nell'interesse dei cittadini che pagano il sacrosanto canone".
La stessa redazione del Tg3 assicura agli italiani di rifiutare con “intransigenza le logiche padronali, il nostro unico interesse e obiettivo è offrire al pubblico un'informazione completa e verificata, secondo i principi di indipendenza e pluralismo che sempre ci contraddistinguono".
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