Non accetta la fine del matrimonio e minaccia ex marito e suocera

La sentenza, pronunciata dal giudice del Tribunale di Foggia Giuseppe Ronzino, ha condannato la donna a 3 anni e 6 mesi di reclusione

Non accetta la fine del matrimonio e minaccia ex marito e suocera

È finalmente terminato l'incubo iniziato a febbraio 2018 per un uomo e per sua madre entrambi residenti nel Comune di Apricena. Venerdì 6 marzo l'ex moglie della vittima, una 41enne del posto, è stata condannata a 3 anni e 6 mesi di reclusione (con interdizione dai pubblici uffici per 5 anni) al risarcimento del danno e al pagamento delle spese processuali e di mantenimento in carcere. La donna non accettava la fine del matrimonio e alla stessa aveva reagito minacciando e perseguitando il coniuge e la suocera. Pesanti le accuse nei suoi confronti: maltrattamenti, atti persecutori e lesioni personali aggravate. La sentenza, in composizione monocratica, è stata pronunciata dal giudice Giuseppe Ronzino del Tribunale di Foggia ed è l'esito di un'articolata istruttoria dibattimentale nel corso della quale sono stati ascoltati numerosi testimoni.

La singolare vicenda, protrattasi per più di un anno (da febbraio 2018 a giugno 2019), ha avuto origine in seguito alle denunce sporte dal malcapitato (difeso dall'avvocato Guido de Rossi) e dalla madre di quest'ultimo (difesa dal legale Roberto de Rossi). Secondo l'ipotesi di accusa, ampiamente confermata dalla condanna, l'inferno per l'uomo si è scatenato nel momento in cui ha comunicato alla moglie la sua intenzione di porre fine al loro matrimonio. Numerose, a suo dire, erano le incomprensioni che ormai li dividevano. Ad esacerbare gli attriti, poi, i disturbi alimentari e dell'adattamento di cui era affetta la donna. Ma la stessa, della separazione, non voleva sentire ragioni. Ha dato così avvio alla sua vendetta personale consistente in aggressioni fisiche e verbali ripetute ai danni del marito.

Le violenze erano, altresì, accompagnate da minacce di morte espresse anche alla presenza dei due figli minori. Ormai allo stremo delle forze, la vittima si trasferì presso la residenza della madre, mossa questa che indispettì ulteriormente la persecutrice, la quale intensificò la sua esecrabile condotta anche nei confronti della suocera, ritenuta responsabile della fine del matrimonio. L'anziana, infatti, in un'occasione venne strattonata e, dopo aver sbattuto la testa contro una parete, riportò un trauma cranico. Su richiesta del difensore della donna, l'avvocato Antonio Capone, il giudice ha nominato un perito al fine di valutare la capacità di intendere e di volere dell'imputata all'epoca dei fatti.

Lo scorso 4 marzo il medico psichiatra ha confermato la piena capacità della responsabile di stare in giudizio. Nel corso dell'istruttoria è stato ascoltato anche uno dei figli della 41enne, il quale ha descritto minuziosamente il clima di terrore vissuto in famiglia. Il ragazzo ha raccontato di numerosi episodi di aggressione fisica posti in essere dalla madre nei confronti del padre e, in un'occasione, anche ai danni della nonna.

Il legale Guido de Rossi si dichiara soddisfatto della sentenza: "Non c'era e non c'è nel mio assistito alcun sentimento di vendetta, ma un legittimo anelito di giustizia anche e soprattutto nell'interesse dei figli".

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