Da dove vengono il latte e i formaggi che portiamo sulle nostre tavole? Dal primo gennaio prossimo non sarà più possibile saperlo, e soprattutto non sarà più scontato che siano interamente Made in Italy. Alla fine dell’anno, infatti, scadrà il decreto che dispone l’obbligo di etichettatura sull’origine dei prodotti lattiero caseari. E il risultato della possibile deregulation potrebbe andare proprio a discapito dei cittadini, che convinti di acquistare un prodotto nazionale sugli scaffali del supermercato, potrebbero ritrovarsi, loro malgrado, a consumare formaggi, yogurt e mozzarelle realizzati con latte di bassa qualità proveniente dall’estero.
A sollecitare un intervento del legislatore per scongiurare il rischio di una pericolosa deregolamentazione sull’etichettatura dei prodotti è il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini. "Si tratta – ha detto intervenendo assieme al ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, all’inaugurazione della Mostra Nazionale del Bovino da latte organizzata da Anafibj a Montichiari - di un passo indietro pericolosissimo rispetto a un percorso di trasparenza che nel corso degli anni ha portato indiscussi benefici ai cittadini consumatori e alle imprese della filiera agroalimentare che hanno puntato sul 100 per cento Made in Italy".
Se il decreto sull’obbligo di etichettatura non venisse prorogato, osserva la stessa associazione, si darebbe campo libero a tutti quei "furbetti" che spacciano per nostrani prodotti scadenti, per cui vengono utilizzate materie prime provenienti da Paesi dove non sono in vigore le norme stringenti che devono invece rispettare gli agricoltori italiani. "Ci siamo sempre battuti per garantire la trasparenza dei prodotti e continueremo a farlo. Non prorogare i decreti in scadenza significa cancellare quanto è stato fatto fino ad ora, per difendere i diritti dei consumatori ad essere informati sulla provenienza dei prodotti", ha detto all’Adnkronos anche David Granieri, produttore di olio extravergine in Sabina, e presidente di Coldiretti Lazio.
Non ha dubbi. Per le aziende che avevano puntato tutto sull’eccellenza Made in Italy, sarebbe un danno senza precedenti. "La tracciabilità è fondamentale ora più che mai, a fronte delle speculazioni a cui sono esposti i nostri allevatori e produttori, che oltre a fronteggiare la crisi economica determinata dal Covid, - denuncia - devono anche fare i conti con l'aumento del prezzo delle materie prime". Dello stesso parere Gianluca Barbacovi, presidente della stessa associazione in Trentino Alto Adige. "L'etichetta con l'indicazione di origine degli alimenti – sottolinea - risponde alle aspettative della stragrande maggioranza dei consumatori europei che ritiene necessario superare le attuali politiche comunitarie sull'origine del cibo per contrastare con tutte le forze la piaga dei falsi e dei tarocchi".
Un mercato, quello dei fake alimentari, dal "Prosek" al "Parmesan", passando per il "Regianito", che ruba al nostro Paese quasi 100 miliardi di euro l’anno. La questione della sicurezza e della tracciabilità dei prodotti, ormai, è diventata un’esigenza anche per i consumatori, come dimostrano le oltre un milione di firme raccolte dalla petizione "Eat original! unmask your food", lanciata in Europa proprio da Coldiretti e Campagna Amica, assieme ad altre organizzazioni.
"L'Italia, che è leader europeo nella qualità, ha il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari comunitarie, poiché in un momento difficile per l'economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della tracciabilità con l'obbligo di indicare in
etichetta l'origine di tutti gli alimenti, venendo incontro alle richieste dei consumatori italiani ed europei", osserva Prandini, chiedendo al governo di intervenire per proteggere aziende e cittadini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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