È successo a Gorizia. Due fratellini, affetti da una patologia genetica, sono stati allontanati dai genitori e collocati temporaneamente in una comunità extra familiare per impulso della Procura della Repubblica di Gorizia, in attesa che il Tribunale per i Minorenni di Trieste compia gli inevitabili accertamenti medici sulla loro reale condizione clinica.
Il teorema degli inquirenti, che ha fatto breccia nei giudici minorili, è che i genitori siano responsabili di un eccesso di cure, che siano cioè loro stessi a cagionare la patologia e che, dunque, questa non fosse di origine genetica, come invece certificato da autorevoli medici e strutture pubbliche che hanno avuto in cura i due minori.
La vicenda sembra assumere toni surreali se è vero, come si legge nella notizia apparsa sulla stampa locale, che i servizi sociali e la Procura abbiano tracimato da un sentiero di effettiva tutela dei minori, divenendo artefici di un vero e proprio assedio accusatorio nei confronti dei due genitori.
Perché quando due bambini vengono prelevati con la forza da scuola e condotti, contro la volontà di mamma e papà, in una comunità etero-familiare, siamo o dovremmo essere all'ultimo stadio del pericolo e del pregiudizio nei loro confronti: violenze, dirette o assistite, malnutrizione, degrado materiale o morale, abusi.
In questo caso, al contrario, non risulterebbe nulla di tutto ciò: il profilo dei genitori è intonso (padre medico, madre casalinga) e lo stesso Tribunale per i minorenni di Trieste li avrebbe giudicati, in prima battuta, affettuosi e premurosi.
Tutto nasce, leggo, dalle frizioni con i servizi sociali, con conseguente interessamento della Procura goriziana che, da quel momento, è arrivata a sottoporre i genitori a controlli telefonici, conducendoli in uno stato di esasperazione tale da indurre la madre, nell'ambito di uno sfogo, a minacciare di fare una follia.
Sono tante le domande che, non conoscendo le carte, mi pongo da giusfamiliarista: perché arrivare a questo punto? Perché investire risorse pubbliche in un eccesso di cautela basata fino a prova contraria su un teorema aprioristico (quello per cui i genitori stessero somministrando cure inutili ai figli), quando situazioni ben più gravi vengono abbandonate a se stesse?
L'impressione è che talvolta le maglie della giustizia minorile si stringano selettivamente nei confronti di situazioni specifiche trascurandone molte altre, magari più gravi.
Esistono bambini maltrattati da genitori trascuranti o obnubilati dal conflitto con il partner (marito o convivente che sia) di cui i servizi sociali si disinteressano o che i giudici cautelano con blande misure.
Qui si arriva invece - ad utilizzare l'intercettazione telefonica per trovare il pretesto funzionale ad un provvedimento di allontanamento che avrà senz'altro procurato ai due minori un trauma impossibile da capire o da medicare.
Non sarebbe stato forse più corretto che il Tribunale per i minorenni di Trieste compisse gli accertamenti clinici e psicologici sui minori lasciandoli nella loro famiglia?
Più volte ho assistito coppie genitoriali in dissidio tra loro o con i servizi sociali - sulle diagnosi e sulle terapie dei figli, ma l'iter processuale, in questi casi, non è mai degenerato nella soluzione drastica adottata per i due bambini friulani, questo perché le procedure debbono essere regolate dal buon senso e da una prudenza che tuteli i minori, preservandoli da errori irreversibili.
Se, infatti, risultasse provato dagli esperti nominati che i genitori avevano ragione, che le cure somministrate erano in linea con le prescrizioni, chi si assumerà la responsabilità di una decisione che ha senz'altro lasciato uno squarcio insanabile nell'animo dei
due bambini e dei genitori?Non se ne esce dicendo abbiamo sbagliato, togliere i figli ad un genitore o un genitore ad un bambino, malato per giunta (quindi ancora più fragile), è peggio che estirpare il cuore da un petto.
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