"Non mettere il sari o ti uccido". Botte e tagli dal marito islamico

Per due anni l'islamico la pesta e la ferisce a sangue: "Se parli, ti ammazzo". Poi la donna reagisce e lo fa arrestare

"Non mettere il sari o ti uccido". Botte e tagli dal marito islamico

Le passava il coltello sulle guance e con rabbia la minacciava. "Oggi ti ammazzo". Altre volte le premeva sul viso il cuscino fino quasi a farla soffocare. "Non devi parlare con nessuno", le intimava. Ma a farlo imbestialire più di tutto era quando la moglie indossava il "sari", l'abito che le donne bengalesi indossano per tradizione. E, quando la sorprendeva a farlo, la riempiva di botte fino a mandarla in ospedale. Questo incubo è durato anni, ma è stato interrotto ieri con la condanna a due anni e sette mesi di Rabiul Islam Mamum, 36 enne originario del Bangladesh e di fede islamica.

Come racconta il Messaggero, Rabiul Islam Mamum non voleva che la moglie indossasse il "sari". Preferiva piuttosto i jeans aderenti e le scarpe col tacco, come fanno le donne occidentali, piuttosto che lasciarle vestire l'abito tradizionale del Bangladesh. E così per almeno due anni l'ha riempita di botte e le ha fatto vivere un vero e proprio incubo trasformando la loro casa nella periferia romana in una sorta di carcere. I due abitavano a Torpignatara. Ogni sera la donna veniva pestata senza che potesse cambiare nulla. "Se parli con qualcuno - la minacciava Rabiul Islam Mamum - ti ammazzo". Il 26 giugno dell'anno scorso, poi, la situazione gli è sfuggita di mano. Tornato a casa dal lavoro, come ricostruito dal Messaggero, il 36enne bengalese butta la moglie sul letto e prova a soffocarla con un cuscino.

"Mi ha messo un cuscino in faccia - ha raccontato la donna in tribunale - voleva soffocarmi". Fortunatamente riesce a divincolarsi e a scappargli. "Oggi ti ammazzo", le urla il marito. Che, poi, afferra un coltello, e glielo punta in faccia. La taglia profondamente e la donna finisce in ospedale.

È l'ennesima volta che la donna fa questa fine, ma quel giorno decide di denunciarlo e di affidarlo alla giustizia italiana. Le accuse sono pesantissime: maltrattamenti in famiglia, stalking e lesioni personali. Si becca due anni e sette mesi, un po' meno dei tre chiesti in Aula dal pm Filomena Angiumi.

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