Giustizia veloce, divieto di cremazione delle vittime e un percorso per rendere le donne indipendenti economicamente. La lotta alla violenza di genere passa anche da qui. E non esclude di abbassare l’età di imputabilità a 12 anni. È il piano di Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia in Senato e fondatrice, insieme a Michelle Hunziker, nel 2007 della fondazione Doppia Difesa, per aiutare le vittime di abusi e combattere la piaga dei femminicidi.
Avvocato, a un anno dal delitto di Giulia Cecchettin, quali restano le urgenze per tutelare le donne?
“La cosa più importante è la corretta applicazione delle leggi già esistenti. Il Codice Rosso prevede un intervento immediato ma oggi il termine dei 3 giorni, entro i quali una donna che denuncia deve essere ascoltata, non viene rispettato”.
Il periodo che segue la denuncia di un maltrattamento è la fase più delicata e pericolosa per una donna.
“Per questo ho scritto una seconda legge per il rafforzamento del Codice Rosso e per il rispetto dei termini. Se non si danno risposte entro 3 giorni, il caso passa a un altro pm”.
Cosa succede se anche il secondo pm non è in grado di agire con rapidità?
“Allora cercheremo di capire se ci sono delle inerzie e quali sono . Non possiamo fare altrimenti. La giustizia dele essere veloce. Deve essere in grado di definire la priorità di un caso e di mettere in atto tutte le cautele che servono”.
Lei sta lavorando anche al ddl anti occultamento, contro la cremazione delle vittime.
“Si, il decreto è ora in commissione Senato e conto di portarlo in aula entro la fine di dicembre. Mira a impedire che chi ha ucciso - coniuge, partner o parente stretto - possa disporre del cadavere della sua vittima. Soprattutto perché potrebbe occultare prove importanti scegliendo di farla cremare. Voglio porre fine a questa beffa post mortem inaccettabile. Credo sia una doppia e profonda ingiustizia nei confronti della vittima”.
Tra gli obbiettivi di Doppia Difesa c’è lo stipendio anti violenza. Di cosa si tratta?
“Ci siamo rese conto che molte donne, nonostante le violenze in casa, hanno grossi problemi ad allontanarsi. Per una vita si sono occupate degli anziani della famiglia e dei figli. Non hanno uno stipendio e non sono indipendenti. ‘E se vado via di casa, come faccio a mantenermi?’ ci dicono molte donne. Ecco allora che, in certe situazioni, l’indipendenza economica rappresenta il primo passo verso la libertà. Se la vittima non ha nemmeno questa autonomia, si trasforma in ostaggio”.
Quindi sarà un sostegno economico per chi vuole ripartire?
“Non solo. Stiamo lavorando perché il ruolo della casalinga venga riconosciuto come un lavoro e quindi venga retribuito. E soprattutto stiamo puntando sulla formazione per agevolare l’inserimento nel mondo del lavoro anche alle donne non più giovanissime. Abbiamo chiuso un accordo con il Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro e Fondazione lavoro”.
L’età della violenza si abbassa sempre di più. Cosa ne pensa?
“Siamo di fronte a una straordinaria aggressività e non possiamo negare sia anche colpa dei social. I ragazzi crescono più velocemente, sono continuamente sollecitati. E pensano che quello che vedono sui loro telefoni sia giusto anche nella realtà. L’educazione ai social passa prima da genitori e dalla scuola, poi dai giudici. Potremmo anche valutare di abbassare l’età dell’impunibilità da 14 a 12 anni”
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