- Oggi non si parla d’altro che di Pete Hegseth, l'uomo scelto da Donald Trump per la carica di Segretario della Difesa. I media riportano che “è stato coinvolto in un'indagine della polizia su una presunta aggressione sessuale avvenuta nel 2017 in California”. Allora. In un Paese civile questa è una non notizia. Perché nei confronti di Hegseth non sono state presentate accuse e il caso, dal lontano 2017, è fermo immobile. Tradotto: Pete è assolutamente, irrimediabilmente innocente. Fino a prova contraria.
- Ieri tutti i giornali davano per possibile, anzi auspicavano, il “sorpasso” di Jannik Sinner sulla Nazionale di calcio in termini di telespettatori. Ovviamente, non è successo. Un altro esempio di come il mondo delle redazioni sia drammaticamente lontano da quello reale.
- Ma perché giornalisti e commentatori devono farci sapere a mezzo articolessa, di solito non inferiore alle 60 righe, il motivo per cui lasciano X? Cancellate l’account e tanti saluti. Sai che ce ne fot** del perché.
- Cioè il Corriere della Sera, il primo quotidiano italiano, che ha nel pancione centinaia di giornalisti, per redigere un pezzo a domanda-risposta sulla sentenza della Consulta sull’Autonomia differenziata, l’unico esperto di diritto pubblico che ha trovato è Stefano Ceccanti, che tra le altre cose è stato un ex parlamentare del Pd. Mi spiegate come faccio a considerare l'articolo imparziale?
- Altri 20 agenti feriti, stavolta a Torino, durante le manifestazioni di studenti, centri sociali e antagonisti vari. È arrivato il momento di dire basta. Chi scende in piazza con un ordigno artigianale collegato ad uno spray non è un “ragazzo” che esprime le sue idee, ma un criminale.
- Fate una statua a Lidia Ravera. Il MeToo? “Credo che sia a un tempo giustissimo e tuttavia pericoloso. Dare in mano a qualsiasi donna, e non siamo tutte sante, lo strumento per rovinare un uomo non va bene”. Amen.
- Aldo Cazzullo paragona Sergio Mattarella a Norberto Bobbio e Elon Musk a Topo Gigio. Ora. Il primo sarà anche presidente della Repubblica, avrà avuto una florida carriera parlamentare, giudice della Corte Costituzionale e professore. Ma quel pazzo di Elon ha fondato o co-fondato Testa, SpaceX, Neuralink e OpenAi. In pratica tutto il futuro passa da lui. Un tizio paraplegico grazie a Musk è tornato a muovere un mouse col cervello grazie ad un chip. Magari sarà un buzzurro. Certo non è beneducato come Re Sergio. Ma se li metti di fronte, curriculum alla mano, a fare la figura di Topo Gigio mi sa che non è Musk.
- Il genio. Il genio totale. Stavolta arriva dalla California, dove quattro persone sono state accusate di truffa all’assicurazione perché, travestiti da orsi, simulavano attacchi alle loro auto di lusso. Li hanno beccati perché, a quanto pare, il costume che hanno scelto raffigurava un tipo di orso che nella zona dove l’aggressione sarebbe avvenuta non è più presente causa estinzione. Meraviglia.
- Il mondo cambia con Trump. A tal punto che Olaf Scholz alza la cornetta dopo due anni e chiama Vladimir Putin, quello che in teoria sarebbe accusato di crimini di guerra dalla Corte dell’Aja. Certo: Olaf ha invitato Vladimir di ritirare le truppe e di negoziare con Kiev; era inevitabile a sua volta che Putin chiedesse di partire dalle "nuove realtà territoriali” conquistate sul campo; ma stavolta a contare è il gesto, non il contenuto. Infatti secondo Zelensky la telefonata "aiuterà il presidente russo a ridurre il suo isolamento". Tradotto: mi sa che per Kiev sta cambiando aria, e la Germania l'ha capito.
- Onore a Mattia Feltri che, nella sua rubrica, ricorda di quanto Facebook di Mark Zuckerberg censurò CasaPound. Un sopruso messo in atto da una società privata, ma siccome si trattava di “fasci” nessuno protestò. Ora che con Musk hanno capito di non avere più il coltello dalla parte del manico, i progressisti impazziscono.
- Indovinate qual è l’unica domanda che La Stampa non ha fatto a Maurizio Landini nella lunga ed inutile intervista che gli è stata dedicata oggi? Esatto. La parola “Stellantis” non compare mai. Chissà perché…
- Stavolta dobbiamo essere d’accordo con Sergio Mattarella. "Io sorrido quando sento di appelli a non promulgare una legge perché sbagliata. Ma se è sbagliata, non sono io a giudicare ma è il Parlamento”. E ancora: "A volte sentite dire che c'è stato un appello al Capo dello Stato perché non firmi una legge perché è sbagliata, oppure se la firma viene detto che la condivide. Tutte e due le affermazioni sono sbagliate, è come se vivessimo con lo statuto albertino che prevedeva che il potere legislativo fosse affidato alle due Camere e al re, che aveva anche il potere di sanzione per dire 'non sono d'accordo su questa legge'.
Fortunatamente non siamo in una monarchia, ma siamo una Repubblica e il Capo dello Stato ha i suoi limiti”. Inutile aggiungere altro: ha ragione. Il problema semmai, infatti, è a livello di tribunali e a volte anche di Corte Costituzionali, non sempre così rispettose del volere popolare che si esprime tramite il Parlamento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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