C'erano una volta i gay. Poi arrivarono le lesbiche, quindi i bisessuali e i trans: la famosa sigla che, dopo anni di allenamento, abbiamo finalmente imparato a pronunciare. Lgbt.
Ora, però, dopo tanta fatica, quelle quattro lettere non bastano più: Lgbt diventa Lgbtqia, per includere anche i queer, gli intersessuali e gli asessuati. Ed è proprio per questo che il sindaco della città metropolitana di Milano, Giuliano Pisapia, sta approntando un tavolo di lavoro.
Con un avviso del 17 settembre, il sindaco arancione convoca associazioni e ricercatori "di ambito lgbtqia" per prevenire le discriminazioni e "promuovere una cultura che valorizzi la pluralità degli orientamenti sessuali". Inoltre Pisapia vuol promuovere campagne di educazione "in linea con le direttive europee (...) sulle famiglie omogenitoriali (...) con particolare attenzione al mondo della scuola, della pubblica amministrazione e della sanità".
Un giro di parole - volutamente? - vago, contro cui puntano il dito diverse associazioni cattoliche, che proprio questa sera organizzano a Milano un convegno sulla "famiglia al tempo dell'ideologia gender".
Stasera alle 21 al teatro del Buratto in via Mosè Bianchi 94, la "Manif pour tous Italia" - tra le
organizzatrici del Family Day del 20 giugno scorso - lancia una domanda che ha il sapore della provocazione: "Sarà ancora possibile dire mamma e papà?". Una domanda idealmente rivolta anche al sindaco Pisapia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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