Nuove cure risolutive in arrivo per l'epatite C

Nella cura dell'Epatite cronica C (Hcv), è in corso una vera e propria rivoluzione. La terapia perfetta ancora non c'è. Ma la scienza sta affinando tutte le armi a disposizione, per arrivare al più presto, alla vera eradicazione dell'Hcv. L'Italia è al primo posto in Europa per numero di persone positive al virus dell'Epatite C, con circa 1,6 milioni di pazienti, 1.000 nuovi casi e 20mila decessi ogni anno. La ricerca punta ora ad una nuova classe di farmaci: antivirali orali ad azione diretta (Daa), di seconda generazione, associati, in alcuni casi, a trattamenti standard e sperimentati ora in regimi più semplici e meglio tollerati, in combinazione fra loro, senza interferone e ribavirina. Terapie potenti, capaci di interferire sui differenti meccanismi che consentono al virus dell'epatite C di moltiplicarsi. Promettono tassi di guarigione alti (oltre il 90 per cento) in sole 12 settimane e offrono prospettive di cura, per quasi tutte le popolazioni di pazienti.

In questo contesto, una nuova terapia di associazione e sperimentale, multigenotipica, a base di grazoprevir (inibitore della proteasi ed elbasvir (inibitore del complesso replicativo NS5A), segna una grande accelerazione, verso una cura radicale dell'Epatite C. Dati di studi clinici di fase II, presentati a Boston (Usa), in occasione del 65° Congresso annuale dell'Associazione americana per lo studio delle malattie epatiche (Aasld), «The Liver Meeting 2014», circa 9mila le presenze, hanno rivelato tassi altissimi di risposta virologica a 12 settimane di trattamento, con l'utilizzo di questa terapia, in una popolazione che comprendeva pazienti difficili, come quelli con cirrosi, co-infetti con Hiv o con precedente fallimento alla terapia. La nuova combinazione è risultata efficace anche senza l'aggiunta di ribavirina. Nella fase III dello sviluppo clinico, le due molecole vengono studiate già come unica pillola in mono-somministrazione.

«Tutte le categorie di pazienti con Hcv cronica trattati con grazoprevir/elbasvir evidenziano tassi di risposta terapeutica almeno del 90 per cento: in pratica significa che in 9 pazienti su 10 il virus scompare, sia nei pazienti con lunga storia di malattia come i cirrotici, sia in quelli con storia più recente e meno severa.

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