Com'era da aspettarsi, l'equipaggio della Ocean Viking ha già cominciato a richiedere con insistenza un porto sicuro per i 572 cittadini stranieri caricati a bordo in seguito alle numerose operazioni di recupero condotte in mare negli scorsi giorni.
Solo ieri Sos Mediterranèe, l'organizzazione non governativa che gestisce la nave, aveva dato l'allarme, parlando di 369 extracomunitari rintracciati in zona sar libica che erano andati ad aggiungersi al gruppo di migranti già presenti sull'imbarcazione, oramai al massimo della capienza. Intervenuto sulla questione, Adalbert Jahnz, portavoce della Commissione europea, aveva messo le mani avanti: "La Commissione europea non ha la competenza di indicare luoghi di sbarco. Abbiamo però la responsabilità politica, che stiamo esercitando tramite le nostre proposte". L'Ue, dunque, se ne lava le mani.
Secondo quanto riferito da Agi, Ocean Viking ha già chiesto all'Italia un porto dove far sbarcare gli extracomunitari. Al momento si trova ancora in acque internazionali. Dura la replica di Giorgia Meloni su Facebook: "La nave della Ong francese con quasi 600 immigrati illegali a bordo vada a Marsiglia. L'Italia non è il campo profughi d'Europa e non è una colonia francese o tedesca. È questo il prezzo che deve pagare il governo Draghi per avere il plauso dell'Europa? Farsi trattare come dei servi?".
Il comunicato
Quest'oggi Sos Mediterranèe ha fatto nuovamente sentire la propria voce, diramando un comunicato in cui parla delle condizioni a bordo della nave Ocean Viking e chiedendo al più presto un porto sicuro. In sole 72 ore, spiega la Ong, sono state recuperate 572 persone in viaggio nel Mediteranneo su 6 distinte imbarcazioni. Il tutto"nella totale assenza di coordinamento da parte delle autorità marittime". Non solo. Sos Mediterranèe aggiunge di aver avvistato in zona sar maltese altri 5 natanti, trovati vuoti dopo essere stati raggiunti dalla guardia costiera libica.
"Quello a cui abbiamo assistito in mare in questi giorni è straziante", ha affermato Luisa Albera, coordinatrice di Sos Mediterranèe e membro del team che si trova a bordo della Ocean Viking. "Non solo ci è capitato di salvare centinaia di persone - che hanno corso il rischio di morire in mare piuttosto che rimanere in Libia - ma abbiamo anche avvistato resti di barche intercettate dalla Guardia Costiera libica. Tutte le persone intercettate sono state forzatamente e illegalmente respinte in Libia, che non può essere considerata un luogo sicuro secondo il diritto internazionale. Chiediamo ora all'Unione europea di coordinare almeno lo sbarco dei 572 sopravvissuti, attualmente a bordo della nostra nave, in un luogo sicuro".
L'Ong parla poi dell'ultima operazione di recupero, che ha visto il team di recerca impegnato a caricare sulla nave 369 stranieri, individuati dall'aereo Colibrì 2 di Pilotes Volontaires nella notte fra domenica e lunedì scorsi. Nel gruppo non solo uomini, ma anche, per lo meno stando a quanto riferito, donne e 183 minori, fra i quali due bambini affetti da disabilità (uno di questi si trovava a bordo di una barchetta di legno con la propria sedia a rotelle). "Le nostre squadre non avvistavano da diversi anni queste grandi imbarcazioni di legno lanciate dalle coste della Libia", prosegue il comunicato, come riportato da Adnkronos.
In una seconda operazione di soccorso, si legge ancora, sono state addirittura utilizzate delle barelle per trasportare alcuni stranieri a bordo della Ocean Viking. Il team medico si è poi occupato di curare ferite, bruciature da carburante ed ustioni da sole, oltre che di rifocillare i passeggeri.
I racconti
Nel comunicato vengono riportate anche alcune storie riferite dai cosiddetti migranti all'equipaggio. Alcuni hanno parlato di "violenze inimmaginabili subite in Libia".
"Ci sono troppe torture in Libia. Sono riuscita a fuggire da un centro di detenzione con mia figlia alle 3 del mattino di sabato. Avevamo passato lì otto mesi. Le milizie ci hanno trattato come spazzatura, come merce. Ci hanno violentato", avrebbe dichiarato una 36enne originaria del Camerun.
"Sono stato rapito quando sono arrivato in Libia. Ho passato due mesi nei centri di detenzione. Sono stato torturato da gennaio. Mi hanno picchiato fino a rompermi una gamba. Stanno violentando tutti. Ho passato quattro giorni senza mangiare e senza bere", è invece il racconto di Djimon, un 23enne beninese.
L'appello
Il comunicato si conclude con una richiesta all'Unione europea. "Mentre la Ocean Viking operava in mare, negli ultimi giorni sono arrivate notizie profondamente preoccupanti legate alla ricerca e soccorso", attacca la Ong. Geo Barents, la nuova nave di Medici senza frontiere, si trova sotto fermo amministrativo dallo scorso 3 luglio e molte altre imbarcazioni non sono libere di agire nel Mediterraneo.
Secondo l'Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni), 723 persone sarebbero morte o scomparse da inizio anno.Sos Mediterranèe chiede dunque urgentemente un programma europeo di ricerca e soccorso che sia legale, umano ed efficiente.
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