In venti giorni 3mila migranti: "La verità su disordini e rivolte"

La procura di Agrigento apre la caccia agli scafisti. Per il segreatrio generale del Sap Stefano Paoloni "Non si esclude l'arrivo di terroristi. Le proteste? Un'occasione per fuggire"

In venti giorni 3mila migranti: "La verità su disordini e rivolte"

Più di 80 sbarchi e più di 3mila migranti. È questo il bilancio del fenomeno migratorio che ha visto protagonista Lampedusa in questo mese di luglio. Un bilancio che è destinato ancora a crescere nei prossimi giorni grazie alle favorevoli condizioni climatiche che interesseranno l’area del Mediterraneo. Se da una parte risulta difficile riuscire a frenare l’ondata degli sbarchi, dall’altra rimane attiva la lente d’ingrandimento della procura di Agrigento che, unitamente alla Dda di Palermo, indaga per identificare gli organizzatori dei viaggi della speranza dalla Libia e dalla Tunisia. "Con il nuovo aumento degli sbarchi sulle coste di Lampedusa – spiega il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio all’Agi - è aumentata l'attività repressiva". Nonostante il periodo difficile caratterizzato dall’epidemia che non agevola le operazioni di routine, la squadra mobile di Agrigento lavora incessantemente per portare avanti le attività investigative.

Proprio nelle ultime ore è stato disposto il fermo per favoreggiamento dell’ immigrazione clandestina nei confronti di un 30enne egiziano responsabile dello sbarco di 419 immigrati il 7 luglio scorso a Lampedusa. Stesso provvedimento per un 42enne tunisino che ha fatto sbarcare sull’Isola 48 migranti. Sono 47 in totale le persone arrestate in questo mese per reingresso illegale nel territorio dello Stato dopo essere state espulse o condannate in Italia. A loro si aggiungono i cinque tunisini arrestati questa mattina a Lampedusa: vi hanno fatto ritorono nonostante un decreto di respingimento. Al momento si trovano agli arresti domiciliari nell’hotspot di contrada Imbriacola. Lì dentro, fino a stamattina, si contavano circa 850 migranti dopo la raffica di sbarchi registrati la scorsa notte. Un numero destinato ad aumentare nel corso della giornata dal momento che continuano ad intravedersi altri barchini.

“La situazione è sempre la stessa”, afferma a IlGiornale.it il segretario generale del Sap Stefano Paoloni che prosegue: “Sia l’hotspot di Lampedusa che tutti gli altri centri di accoglienza presenti sul territorio siciliano, sono al limite della loro capienza se non addirittura oltre. Questo fa sì che le persone che vi si trovano all’interno per trascorrervi la quarantena, vivono momenti di grande insofferenza. Proprio per questo motivo i loro tentativi di creare disordini per proseguire poi con la fuga, sono all’ordine del giorno”. Le tensioni sono alte e l’episodio delle fiamme appiccate all’hotpsot di Pozzallo gli scorsi giorni è un chiaro esempio di come la situazione stia divenendo sempre più grave. “Per loro- spiega Paoloni- creare disordini, diventa occasione di fuga. Tra l’altro si tratta di persone spesso non ancora identificate e questo rappresenta un serio problema per la sicurezza”.

Incendio Hotspot Pozzallo

Il segretario generale del Sap chiarisce che la presenza delle Forze dell’ordine dentro i centri di accoglienza rappresenta un modo per disincentivare la fuga degli ospiti, ma che di fatto mancano gli strumenti per tenerli dentro in modo coercitivo. “Si avverte molto il venir meno di alcune navi quarantena – aggiunge Stefano Paoloni - Le società le stanno usando per finalità turistiche e questo fa sì che vengono a mancare ulteriori spazi e condizioni di sicurezza con ripercussioni sui Cpr che straripano di migranti con rischi importanti”.

Non solo problemi legati all’abbondante numero di migranti che riempiono le strutture di accoglienza fino all’inverosimile, ma anche rischi legati al terrorismo.”Non è escluso – Afferma Paoloni – che, come accaduto in passato, Lampedusa sia terra di approdo di terroristi”.

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