Niente più ergastolo. La corte d'appello ha deciso: condanne ridotte per Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth, i due americani responsabili dell'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Il militare 35enne venne ucciso con undici coltellate a Roma, nel luglio del 2019, al termine di quella che il tribunale aveva definito come "un'escalation di illegalità". In primo grado i due erano stati condannati alla pena massima. Dopo poco più di tre ore di camera di consiglio, i giudici di secondo grado hanno stabilito che per Elder la condanna scende a 24 anni, mentre per Hjorth a 22 anni. Una sentenza accolta con fastidio dalla difesa degli statunitensi.
Rosa Maria Esilio, vedova del vicebrigadiere ucciso, ha invece utilizzato i toni di chi - al di là della giustizia e dei suoi tempi - è condannata al dolore e al ricordo. "Il sacrificio di mio marito non deve essere dimenticato: un servitore dello Stato ucciso nel momento più felice della sua vita. Il dovere della memoria non è solo di noi familiari ma è di tutti'', ha affermato la donna dopo la sentenza che ha ridotto le condanne. "Era un carabiniere orgoglioso, coraggioso, che ha dedicato la sua vita alla sicurezza della società il suo sangue rimarrà in eterno su quella strada. Vi prego di ricordarlo così: un carabiniere dagli occhi azzurro cielo traboccanti di felicità, di onore e di coraggio, che è morto nel momento più felice della sua vita", ha agggiunto Rosa Maria Esilio, che era sposata da soli 43 giorni con il vicebrigadiere eroe.
Massimo Ferrandino, avvocato della vedova, da parte sua ha espresso una certa soddisfazione "perché al di la delle pene l'impianto accusatorio ha retto". Al contempo, il legale ha aggiunto: "Nessuna sentenza potrà lenire il dolore nel cuore della vedova Rosa Maria Esilio. Certamente con questa sentenza il sacrificio di un uomo dello Stato quale Mario Cerciello Rega non è stato vano''.
Nella requisitoria del 10 febbraio scorso, il sostituto procuratore generale Vincenzo Saveriano aveva chiesto di confermare l'ergastolo per Elder e ridurre a 24 anni la condanna per Hjorth. I giudici hanno invece stabilito una riduzione di pena per entrambi, eppure la reazione della difesa all'odierna sentenza è stata piccata, muscolare. E a esprimere le parole più adirate è stato l'avvocato Renato Borzone, difensore di Finnegan Lee Elder insieme con il collega Roberto Capra. "Che schifo. Un compromesso per cercare di salvare un mentitore ma noi contiamo sempre sull'estitenza di un giudice a Berlino e a Strasburgo. Quello che è successo è indegno. Restano le bugie del testimone principale. Mi riferisco alle 53 bugie di Varriale", ha affermato il legale, riferendosi al carabiniere Andrea Varriale, che era in servizio con Mario Cerciello la notte del delitto.
Altrettanto irritate, ma con toni più contenuti, le parole di Francesco Petrelli, difensore di Christian Gabriel Natale Hjorth insieme al collega Fabio Alonzi. "Sono state riconosciute le attenuanti generiche. Non nascondo la grande delusione, perché avevamo sicuramente dimostrato l'estraneità di Natale. In una situazione come questa ci aspettavamo venisse riconosciuta l'innocenza dell'imputato. Natale non aveva previsto l'omicidio, perché non era prevedibile. Il mio assistito non ha visto e non ha potuto valutare neanche le conseguenze. Leggeremo le motivazioni e credo che sarà non facile motivare una condanna in una vicenda così complessa", ha detto l'avvocato, cominicando l'intenzione di fare ricorso in Cassazione.
La vicenda giudiziaria è dunque destinata a proseguire.
Nella sentenza di primo grado, quella dell'ergastolo, i giudici avevano spiegato che i due statunitensi agirono "secondo un programma preordinato", con una "volontà omicidiaria evidente". Ora l'appello apre un nuovo corso.
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