Omicidio Michela Fiori: il marito condannato a 30 anni

Il pm aveva chiesto l'ergastolo per Marcello Tilloca che lo scorso 23 dicembre strangolò la moglie Michela Fiori: l'uomo è stato condannato a 30 anni di reclusione

Omicidio Michela Fiori: il marito condannato a 30 anni

Marcello Tilloca è stato condannato a 30 anni di carcere per l'omicidio della moglie Michela Fiori, uccisa lo scorso 23 dicembre ad Alghero. Prevista inoltre una provvisionale di 100 mila euro ciascuno per la madre, il fratello e la nonna della vittima. Questo è quanto stabilito dal gup del tribunale di Sassari, Michele Contini, nei confronti di Tilloca, reo confesso del delitto ai danni della consorte, avvenuto tramite strangolamento. L'omicidio è avvenuto all'interno dell'appartamento in cui viveva la coppia, in via Vittorio Veneto. Il pm aveva chiesto nei confronti dell'uomo la pena dell'ergastolo.

L'avvocato Marco Manca, legale dei parenti di Michela Fiori, insieme a Daniela Pinna Vistoso e Lisa Udassi, ha commentato la sentenza con testuali parole: "Per i familiari resta comunque una grandissima amarezza, nessuna sentenza potrà mai restituire loro Michela. È stato applicato il massimo della pena per un procedimento in abbreviato, perciò sul piano giudiziario siamo soddisfatti".

Anche l'avvocato Gavinuccia Arca, patrocinante della Rete delle Donne di Alghero e parte civile nel processo, ha voluto dire la sua circa la decisione del gup: "Anche se la richiesta del pm era l'ergastolo possiamo dirci soddisfatti della condanna. Trent'anni sono un chiaro messaggio che uccidendo una donna non si possa pensare di passarla liscia o di avere condanne lievi".

Come leggiamo dall'Unione Sarda, nella mattina del 24 ottobre 2019, l'imputato Marcello Tilloca, che non si è mai dichiarato pentito per l'omicidio della moglie, aveva rilasciato una dichiarazione spontanea parlando per oltre un'ora, passando poi la parola al suo avvocato difensore Pietro Diaz.

Il legale di Tilloca aveva chiesto per il suo assistito l'assoluzione per infermità mentale e in subordine l'attenuante per gelosia, oltre alla inutilizzabilità della perizia psichiatrica, della relazione necroscopica e del verbale di interrogatorio.

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