Oramai le partenze sono al ritmo di almeno una o due al giorno dalla Libia, anche se attualmente i numeri degli sbarchi sono ben lontani dai giorni delle emergenze. Il penultimo barcone la cui presenza nel Mediterraneo viene denunciata da Alarm Phone, è ricondotto dopo alcune ore in Libia grazie all’intervento di Tripoli.
Con la guardia costiera libica ancora attiva nonostante la guerra nella capitale del paese africano, molti tra barconi e gommoni vengono ricondotti indietro. Solo in alcuni casi, come in quello della scorsa settimana che riguarda un gommone con a bordo 80 migranti, si ha l’intervento della marina militare italiana o della guardia costiera.
Ciò che più appare lampante in questi ultimi giorni, in concomitanza con la ripresa delle partenze dalla Libia, è la sfida sul piano politico che le Ong lanciano verso il governo italiano. E questo non solo con le navi in loro possesso, a partire dalla Mare Jonio della Mediterranea Saving Humans e dalla Sea Watch 3 della Sea Watch, ma anche con i propri account Twitter.
Per ogni barcone partito dalla Libia, lo scenario appare molto simile: dal mezzo salpato dalla Tripolitania arrivano gli avvertimenti tramite telefono satellitare ad Alarm Phone, il cui account rilancia la richiesta di intervento sui social. Poi, una volta che la notizia diviene di dominio pubblico, le Ong iniziano a montare il caso sotto un profilo mediatico. Anche un semplice “retweet” ad opera di una delle organizzazioni non governative diventa virale in pochi minuti sui social, con i media che ovviamente iniziano ad interessarsi della notizia. Ed è in questa fase soprattutto che parte anche la pressione al governo italiano o maltese, affinché avvenga un intervento da parte delle rispettive autorità. Non considerando come risolutiva un’azione della guardia costiera libica, il caso diventa politico quando si denuncia Roma o La Valletta di aver lasciato campo libero a Tripoli.
Nelle ultime ore si registra un altro caso del genere: Alarm Phone su Twitter parla di un barcone con 75 migranti a bordo presente nel Mediterraneo centrale e, più precisamente, all’interno delle acque Sar maltesi. L’organizzazione sul proprio canale social denuncia non solo il mancato intervento di Malta, ma anche di aver perso i contatti con l’imbarcazione. Il tweet viene quindi ripreso da Mediterranea Saving Humans e si punta il dito contro l’immobilismo maltese ed italiano. Roma e La Valletta, in particolare, in questi frangenti vengono accusate di compromettere l’incolumità dei migranti, soprattutto perché viene considerato come vero e proprio atto criminale aspettare l’intervento libico.
A segnare il passo sotto questo fronte, è l’episodio sopra accennato culminato con l’intervento della nostra marina militare: già a poche ore dall’avvistamento, sia Sea Watch che Mediterranea Saving Humans sottolineano la presenza di una nave della marina italiana nelle vicinanze. Per sollecitarne l’intervento, viene diffusa la notizia della presenza di una bimba senza vita a bordo del gommone in questione, il quale in quel momento si trova in acque di competenza libiche.
Forse è proprio questa notizia ad accelerare le operazioni di soccorso da parte degli uomini della nostra Marina, i quali però poco dopo smentiscono la presenza di cadaveri a bordo. Una fake news che getta un’ombra sulle comunicazioni social delle ong, ma che appare in grado di arrivare all’obiettivo di fare anche di quel barcone un caso politico.
Ed adesso, la strategia appare uguale giorno dopo giorno. Lo scontro è tra due distinte visioni sul fenomeno migratorio: le ong, molte delle quali (anche per varie disposizioni di altri governi europei, a partire dalla Spagna) impossibilitate ad utilizzare le navi per i soccorsi, credono in una politica dell’accoglienza in cui Italia, Malta ed altri paesi del vecchio continente devono farsi carico senza condizioni dell’approdo di migranti.
Al contrario, a Roma e soprattutto dal Viminale l’obiettivo appare quello di limitare il più possibile gli sbarchi, anche consentendo alla guardia costiera libica di intervenire e bloccando le attività in mare delle ong.
Un braccio di ferro politico, che riguarda anche lo stesso governo italiano (al cui interno sorgono fibrillazioni contro la linea politica voluta in primis dal ministro dell’interno Matteo Salvini) e che è oggetto di aspri dibattiti tra le forze in parlamento. Divisioni sulle quali le ong provano a fare sempre più breccia, barcone dopo barcone.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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