Andrea Camilleri è l'autore de "La bolla di componenda", ma in certi ambienti ecclesiastici o vicini alla Chiesa cattolica sembrano essersene dimenticati.
L'opera citata ricostruice una pratica diffusa in Sicilia sino alla prima metà del 900': trattasi della composizione, concordata con un consacrato, di un peccato. Ipotizziamo che Tizio, negli anni 30', volesse sottrarre, in maniera indebita, una parte di gregge altrui. Il sacerdote avrebbe di sicuro eccepito la natura peccaminosa dell'atto ma, calcolando prima e ottenendo poi un corrispettivo economico equiparabile alla gravità del gesto, avrebbe volentieri concesso l'autorizzazione, quindi l'assoluzione. Oppure - ha raccontato sempre Andrea Camilleri - lo avrebbe fatto fare al sagrestano, con la complicità di "almeno" un presule. La bolla, una sorta di certificazione, costituiva quindi il lasciapassare per la trasgressione morale.
Non servono troppi sforzi a comprendere come una delle possibili interpretazioni di quel libro assegni alla Chiesa cattolica un ruolo cruciale, se non quello di motore centrale, rispetto alla propagazione dell'illegalità nelle terre sicule. Ma certi media cattolici, dopo la morte dello scrittore, hanno già dato vita all'ormai consueto "processo di beatificazione". Il fatto che il romanziere nativo di Porto Empedocle abbia fatto dell'anticlericalismo e dell'ateismo due tratti distintivi della sua cifra stilistica, in fin dei conti, può essere sorvolato.
Su L'Osservatore Romano, che ha pubblicato un "ricordo" di Andrea Camilleri in cui viene nominato anche Fabio Fazio, si legge quanto segue: "Un suo irrequieto collaboratore, a cui non piacevano, si accingeva a distruggerle quando Camilleri, per fermarlo, lo apostrofò con quel corredo improprio senza accorgersi che la platea era affollata di prelati" . Dove per "corredo improprio" dovrebbe essere intesa una bestemmia. Non si tratta di voler eccedere in moralismo, anzi, ma questa celebratio a mezzo stampa può stupire.
Don Ciotti, poco dopo la notizia della scomparsa, ha dichiarato, come riportato da la Sir, che Andrea Camilleri "è stato un grande scrittore, ma anche un uomo saggio, integro, di profonda e palpabile umanità". E il quadro inizia a divenire più chiaro: ad officiare, per così dire, sono soprattutto gli esponenti di quella Chiesa progressista, che non ha difficoltà a superare barriere culturali abbastanza evidenti. In "Dopo tanto cercare e indagare, la religiosità di Giacomo Leopardi", è un gesuita de La Civiltà Cattolica a sostenere come il padre de La Ginestra e de La Palinodia abbia scelto di morire: da cristiano, dice Giuseppe Bortone. Carlo Maria Curci, che La Civiltà Cattolica l'ha fondata nel 1850, era arrivato a parlare di una possibile conversione leopardiana.
Oggi c'è padre Antonio Spadaro, il direttore di quella rivista che - come si legge su Vatican News - ritiene che Andrea Camilerri pensasse al Papa come a un "presidio di umanità". Sembra una storia già vista. Del resto anche il poeta di Recanati, così come ha scelto il creatore del commissario Montalbano, non è sepolto in un cimitero cristiano-cattolico.
Per carità, i distinguo tra i due li faranno i letterati o gli esperti di letteratura: è l'atteggiamento di certo universo cattolico nei confronti di scrittori non prossimi alla Chiesa ad apparire sempre simile a se stesso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.