Nel team di esperti che affiancano il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus e lo consigliano su come affrontare la pandemia c’è una new entry. Il virologo svedese Johan Giesecke, epidemiologo di Stato dal ’95 al 2005 e capo degli esperti dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) fino al 2014, è stato promosso vice presidente del gruppo consultivo tecnico e strategico sui pericoli infettivi dell’organizzazione.
Non ci sarebbe niente di strano, se non fosse che in questi mesi Giesecke è finito nell’occhio del ciclone in patria e all’estero per essere stato un fautore dell’immunità di gregge contro il Covid-19 e difensore della strategia svedese anti-lockdown. "Non penso sia una dichiarazione politica, penso che apprezzino la mia esperienza", ha commentato in un’intervista al sito di notizie britannico UnHerd. Eppure la sua nomina fa discutere. Per molti, infatti, proprio le tesi di Giesecke, mentore di Anders Tegnell, l’attuale epidemologo del Regno, avrebbero influenzato la controversa decisione del governo svedese di non imporre un lockdown totale come è successo nel resto d’Europa e in Italia.
A dimostrarlo ci sarebbero una serie di mail, svelate dal giornalista Emanuel Karlsten e pubblicate sul sito di informazione svedese The Local, in cui nel mese di marzo Tegnell e Giesecke prendevano in considerazione proprio il raggiungimento dell’immunità di gregge per limitare e controllare la diffusione del virus in Svezia. "Credo che il virus si diffonderà come una tempesta e infetterà praticamente tutti nel giro di uno o due mesi, penso che migliaia di persone in Svezia siano già contagiate", scriveva il virologo al collega più giovane. "Finirà soltanto quando la maggioranza sarà stata infettata e il virus non avrà più un posto dove andare", era la conclusione del medico.
Una tesi ribadita anche sulla rivista scientifica The Lancet. "Possiamo fare davvero poco per evitare che si diffonda, un lockdown può ritardare i casi gravi per un po’ ma una volta che le restrizioni saranno allentate i casi riappariranno", sosteneva l’infettivologo. "Mi aspetto – aveva aggiunto - che quando tra un anno conteremo i morti per il Covid in ogni Paese i dati saranno simili, a prescindere dalle misure prese". Parole che hanno fatto rivoltare la comunità scientifica, ma che ora sembrano essere prese in considerazione dall’Oms che ha voluto proprio Giesecke alla vice presidenza della squadra di esperti che stanno cercando una soluzione alla pandemia.
Il virologo scandinavo è anche un convinto sostenitore della campagna di vaccinazione globale contro il Covid. "Solo con la messa a punto di un vaccino efficace e distribuito in tutto il mondo riusciremo ad uscire dalla crisi", aveva scritto l’esperto citato da Newsweek. Tra gennaio e giugno in Svezia si sono registrati 51.405 decessi: è il numero più alto dal 1869, quando il Paese scandinavo fu colpito dalla carestia. Se si comparano però le morti per milione di abitanti il dato risulta minore rispetto a quello di Paesi come l’Italia e la Spagna, dove sono state imposte chiusure totali. L’immunità di gregge, comunque, sembra essere ancora un miraggio a Stoccolma.
L’immunità al virus resta relativamente bassa secondo un recente studio del Journal of the Royal Society of Medicine, citato dal britannico Guardian.
"Dovremmo aspettare uno o forse anche cinque anni prima di poter comparare le diverse strategie – ha detto Giesecke nella stessa intervista ad UnHerd commentando la sua promozione all’interno dell’Oms – abbiamo ancora tanta strada da fare in questa pandemia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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