Chi si è dotato di shinigami eyes, l'estensione che colora di rosso i profili di chi non condivide certe istanze Lgbt, può essere consapevole di come anche la pagina Facebook di papa Francesco sia tra i "marchiati".
L'operazione è semplice: l'estensione di Chrome si può installa con grande velocità. Subito dopo può iniziare una perlustrazione che consente di comprendere chi sia stato "colorato" e chi no. Sulla "panoramica" di shinigami eyes si legge che l'estensione rimarca "utenti, pagine e gruppi di Facebook con colori diversi". La ratio è dunque quella di individuare la transfobia o le posizioni ritenute "anti-Lgbt".
Jorge Mario Bergoglio, nel corso di questi anni, è stato spesso attaccato dal "fronte tradizionale" per via delle sue aperture nei confronti degli omosessuali e per via del dibattito sul rapporto dottrinale tra Chiesa cattolica ed omosessualità. In Germania, per esempio, buona parte dell'episcopato pensa che una riforma dottrinale sul tema sia essenziale. Il "sinodo interno" dei teutonici si sta occupando anche di questi aspetti, suscitando le preoccupazioni dei conservatori.
Dal "chi sono io per giudicare" agli aiuti mandati in piena pandemia mediante il cardinale elemosiniere ai transessuali di Torvaianica, passando per le pastorali aperturiste che sono state sviluppate all'interno di alcuni contesti diocesani italiani: papa Francesco non è un omofobo. Eppure la sua pagina è finito all'interno del paniere di quelle che sono state colorate di rosso.
Certo, l'ex arcivescovo di Buenos Aires ha bocciato di netto la cosiddetta "teoria gender", parlando di "colonizzazione ideologica", ma queste considerazioni sono sufficienti affinché il pontefice argentino venga ritenuto un esponente "anti-Lgbt"? Il Papa, come scritto in uno degli ultimi libri di don Luigi Maria Epicoco, pensa ad esempio che "...questa apparente uniformità li ha portati all' autodistruzione perché è un progetto ideologico che non tiene conto della realtà, della vera diversità delle persone, dell' unicità di ognuno, della differenza di ognuno". Il riferimento è a Babele, mentre il senso della riflessione è chiaro: non si può "distruggere alla radice quel progetto creaturale che Dio ha voluto per ciascuno di noi: la diversità, la distinzione".
Se Bergoglio è stato etichettato come un "anti-Lgbt", insomma, lo si deve con buone probabilità alla sua campagna contro la "colonizzazione ideologica". Il rosso compare anche sul profillo Twitter di Bergoglio: l'estensione non interessa solo il celebre social network fondato da Mark Zucckerberg. Non è colorato in rosso, ad esempio, la pagina di James Martin, gesuita e consultore per la Comunicazione del Vaticano che è noto per le sue battaglie in favore della costruzione di un "ponte" tra la Chiesa cattolica ed il mondo Lgbt.
Ma l'estensione riguarda pure un successore di Pietro ritenuto progressista dai più.Non solo il direttore Alessandro Sallusti, il senatore Simone Pillon ed i leader Matteo Salvini e Giorgia Meloni: anche il successore di Pietro è finito per far parte di questo elenco.
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