Ora la Raggi vuole mettere i rom negli hotel

Il piano di superamento dei campi rom sembra già essere un flop. Non bastano i 10 mila euro a famiglia che il Comune ha destinato per le 420 persone che devono lasciare il camping River. Nessuno si fida ad affittar loro una casa

Ora la Raggi vuole mettere i rom negli hotel

“I campi rom saranno chiusi e superati”. Virginia Raggi lo ha detto più volte in campagna elettorale ma, ora, a distanza di un anno, questa appare l’ennesima promessa non mantenuta. Alla prova dei fatti il tanto sbandierato piano di superamento dei campi rom sembra già essere un flop.

Il piano della Raggi per chiudere i campi rom

Il Campidoglio, infatti, lo scorso 30 settembre, ha annunciato la chiusura del Camping River, un campo nomadi nei pressi di via Tiberina, che ospita circa 420 persone, di cui 190 bambini, dopo aver deciso di non concedere un’ulteriore proroga alla cooperativa Isola Verde che negli ultimi 12 anni ha gestito l’insediamento per affidamento diretto. Per facilitare la fuoriuscita dei nomadi dal campo il sindaco Raggi aveva messo a disposizione di ogni famiglia un contributo massimo di 10mila euro - pari a 800 euro mensili – per cercare una casa in affitto. Trovare un’abitazione alternativa, però, è stato praticamente impossibile per la stragrande maggioranza delle famiglie rom. Così il Comune, pur di assicurare lo smantellamento del campo, ha previsto, come soluzione temporanea, che i rom possano alloggiare per un massimo di sei mesi in alberghi, agriturismi e bed and breakfast a spese del Campidoglio.

I rom ospiti del Camping River senza alternative

Una soluzione che, però, sembra non convincere nessuno, a cominciare dagli stessi nomadi.“Noi per primi siamo per la chiusura dei campi, ma in modo più dignitoso e non in sei mesi - spiega Vincenzo, uno degli operatori della cooperativa Isola Verde che finora ha gestito il campo e che si prepara a lasciarlo definitivamente nel giro di pochi giorni - la loro intenzione non è quella di andare in un albergo, vogliono una casa e un lavoro”. “La Raggi – sottolinea - è l’unico sindaco a non aver mai visitato questo campo, definito da tutti un’eccellenza nel panorama romano e ciò che ci sorprende è che i grillini abbiano deciso di far partire il loro piano di superamento dei campi proprio da quello che, paradossalmente, funziona meglio”. Qui, infatti, il 90% dei bambini frequenta la scuola ed è qui che, negli anni, sono stati trasferiti i casi più fragili, come anziani e disabili. Come Nicla, padre di tre bambini che abita nel campo da 12 anni e che da due anni vive con 300 euro di pensione d’invalidità in attesa del trapianto di un rene:“Stiamo cercando casa con le agenzie immobiliari ma ci dicono: ‘siete zingari’ e non ce la danno”. Anche una giovane ragazza rom ci conferma la stessa cosa: “Ci hanno garantito 10mila euro ma le agenzie non ci accettano perché dobbiamo dare l’anticipo per il proprietario. E quando diciamo che siamo serbi o bosniaci capiscono che siamo rom e ci dicono che la casa è già affittata”. “In fondo c’è anche un po’ di razzismo”, mormora la ragazza. “Il problema è che nessun proprietario ha creduto che queste persone, finiti i 10mila euro, potessero pagarsi un affitto autonomamente”, ci spiega, infine, l’operatore. I rom, insomma, in assenza di un’alternativa migliore preferirebbero rimanere nel campo: “Qui non è brutto - aggiunge la ragazza - abbiamo l’acqua e tutto il resto, ma se il Comune ci toglie i servizi qui diventerà peggio di Castel Romano”.

Un timore che trova conferma nelle parole di Michela Ottavi, volontaria della cooperativa ed ex assessore alle Politiche sociali del XV Municipio: “Abbiamo dovuto rescindere i contratti di manutenzione e gli impianti fognari e di depurazione, che sono di proprietà della cooperativa, il mese prossimo smetteranno di funzionare”. “Ieri, infatti, la presidente ha già inviato le prime lettere di licenziamento”. “Il rischio – spiega la volontaria - è che, senza personale di vigilanza, vengano a stabilirsi qui da altri campi e che diventi una terra di nessuno”. Una prospettiva allarmante determinata dalla consapevolezza che il campo non può essere sgomberato con la forza, vista l’elevata concentrazione di bambini, e dal fatto che“su 67 nuclei familiari ben 47 non sono ancora stati sentiti dal Comune di Roma per la firma del cosiddetto patto di solidarietà”.

Le reazioni politiche e la contrarietà delle associazioni pro rom

L’attuale presidente pentastellato del XV Municipio, Stefano Simonelli, in effetti, mostra un certo nervosismo nell’affrontare l’argomento:“Non siamo dei mediatori, possiamo supportare i rom ma sono loro che devono andare a cercarsi la casa, il Comune non può fare le contrattazioni per loro”. Simonelli, sentito al telefono da ilGiornale.it, ribadisce che la sua speranza è quella di sgomberare il campo nel più breve tempo possibile ma non vuol sentir parlare né di ruspe né di alberghi.“Non è corretto parlare di alberghi che sono solo una delle strutture ricettive adibite all’ospitalità” precisa e si inalbera quando gli facciamo presente che dal 30 settembre quel campo è di fatto abusivo e presto i rom che vi abitano rischiano di rimanere senza acqua né luce. “Ma che sta dicendo? Nessuno vuole interrompere acqua e la luce a nessuno”, taglia corto il presidente del municipio. Insomma, dal Municipio sembrano non sapere che pesci prendere. E intanto le opposizioni attaccano.

“La mancanza di progettualità dei grillini ha voluto che fosse proprio questo il primo campo ad esser chiuso anche perché si trova in un’area privata - spiega Giorgio Mori, ex consigliere del XV Municipio e responsabile immigrazione di Fratelli d’Italia, sentito da ilGiornale.it - tutto questo, però, paradossalmente, sta per generare un effetto per nulla virtuoso”. “Abbandonate a sé stesse queste aree saranno infatti occupate da ospiti di tanti altri campi e il rischio è che quest’area si trasformi in un Castel Romano due”, dice Mori riferendosi al maxi campo nomadi sulla via Pontina, dove mancano i servizi essenziali. E a definire “una bufala” il piano del comune ci si mettono anche le associazioni dei rom. “La soluzione degli alberghi non è sostenibile economicamente anche perché così si resta nell’assistenzialismo”, accusa Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 Luglio.

Insomma, il piano del Comune è partito con il piede sbagliato, accusa il presidente della 21 luglio: “Chi sarebbe disponibile a dare una casa a una famiglia che non ha né lavoro né reddito a fronte di una promessa di un aiuto parziale per un periodo limitato?”.

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