Gli ospedali rischiano la crisi: "Chi salvavamo adesso muore"

Negli ospedali lombardi, medici e infermieri lavorano senza pause e senza orari. Uno specializzando avverte: "È una guerra"

Gli ospedali rischiano la crisi: "Chi salvavamo adesso muore"

L'emergenza coronavirus, che interessa l'Italia e in particolare la Lombardia da settimane, rischia di mettere in ginocchio gli ospedali, che potrebbero collassare a causa del numero sempre più alto di pazienti contagiati che necessitano di un ricovero. E i posti letto disponibili iniziano a destare preoccupazioni, soprattutto per quanto riguarda la terapia intensiva.

"Persone che fino a tre settimane fa avremmo salvato ora muoiono. È una guerra". È l'allarme affidato alla Stampa da uno specializzando dell'ospedale di Bergamo che spiega la difficile situazione degli ospedali lombardi. "Nelle ultime 48 ore ne ho dormite 3", spiega sottolineando "l'ondata di colleghi contagiati e fa impressione ricoverare chi fino a un giorno prima era con te dall' altra parte della linea rossa". Il racconto dello specializzando è simile a quello dell'anestesista rianimatore del Papa Giovanni XXIII di Bergamo, che confessava l'obbligo di scelta tra i pazienti da curare.

Negli ospedali che si trovano in prima linea per fronteggiare l'emergenza si aspettano medici e infermieri, che riescano a dare una mano a chi lavora da settimane, senza pause e senza orari. A Bergamo "i pochi arrivati sono insufficienti al bisogno". Ma, secondo quanto riporta la Stampa, la situazione non è migliore nemmeno a Cremona, dove è stato fatto "un bando per medici e uno per infermieri, ma non è andato un granché". Per questo, il direttore sanitario dell'Asst di Cremona chiede rinforzi: "Dove sono finiti i medici nel limbo tra laurea e specialità? Servono professionisti anche con meno esperienza. Ma ci servono. Visitare un paziente Covid19 è impegnativo: devi mettere lo scafandro, entrare nella stanza, visitarlo, uscire e spogliarti e per eseguire tutta questa procedura abbiamo bisogno di tanta gente, perché è molto faticoso".

Stesso scenario anche a Milano, dove ci sarebbe "la necessità di ampliare i posti letto nelle terapie intensive", a detta del direttore dell'Unità operativa complessa Anestesia e Rianimazione adulti del Policlinico, Antonio Pesenti. Ma, con l'aumento dei posti letti, aumenterebbero anche i professionisti necessari a gestire i pazienti: "Al momento non li abbiamo", sottolinea il medico, specificando l'importanza dell'infermiere che "sta accanto al letto del paziente".

I dati forniti ieri dalla protezione civile, nel corso dell'ultimo bollettino sul coronavirus, parlano di 4.189 casi totali in Lombardia, di cui 2.217 ricoverati e 399 in terapia intensiva, 40 in più rispetto al giorno precedente. Per questo la Regione ha deciso di dedicare la maggior parte degli ospedali del territorio all'emergenza da Covid-19. "La crescita imponente dei pazienti ci porta a individuare alcuni presidi per le patologie più importanti, mentre tutti gli altri saranno ospedali Covid-19", ha detto l'assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera.

A questo scopo sono stati individuati "18 ospedali hub che si occuperanno dei grandi traumi, delle urgenze neurochirurgiche, neurologiche stroke e cardiovascolari", mentre gli altri saranno destinati per curare prevalentemente pazienti affetti da coronavirus.

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