La pacificazione fiscale occasione giusta per far fruttare il «tesoro»

Oltre che per saldare i conti con il fisco, i paperoni italiani possono sfruttare la voluntary disclosure per migliorare la gestione del patrimonio. Da qui il ruolo che rivestiranno a valle le bancario, con i servizi private. Gli elementi distintivi rispetto ai precedenti scudi fiscali sono legati al nuovo clima di collaborazione tra Stati e alla possibilità di regolarizzare capitali non dichiarati dall'altro. L'atteggiamento collaborativo di alcuni Paesi, in primis Svizzera e Montecarlo, e l'accordo tra Italia e Svizzera hanno poi reso superata la frase «il segreto bancario svizzero è inviolabile». In pochi anni tutte le istituzioni finanziarie mondiali saranno poi tenute a comunicare all'erario le attività detenute dai loro clienti esteri secondo quanto prevede il cosiddetto Common reporting standard .

La voluntary disclosure appare, quindi, come un'opportunità, soprattutto per coloro che hanno capitali non dichiarati,costituiti in periodi non più accertabili, derivanti da eredità o donazioni. A differenza degli scudi fiscali, la nuova disciplina non coinvolge in modo diretto gli intermediari finanziari italiani e non prevede da parte loro alcun adempimento fiscale.

Il rapporto è infatti soltanto tra il contribuente - coadiuvato dal professionista - e l'amministrazione finanziaria, mentre la banca interviene nell'attività di regolarizzazione anche dopo molti mesi l'avvenuta «collaborazione volontaria». «Oltre alla dimensione temporale che vede la possibilità di accertamento per un periodo molto lungo, una delle caratteristiche della voluntary disclosure è la sua complessità - spiega Paolo Molesini, ad di Intesa Sanpaolo Private banking - per cui riteniamo che i clienti prenderanno innanzitutto contatto con validi consulenti esterni. Con tutta probabilità saremo di fronte infatti non solo ad asset finanziari, ma anche immobiliari e di società estere».

A questo punto entrano però in gioco direttamente le banche: «La voluntary disclosure rappresenta un'opportunità per il cliente e la sua famiglia - prosegue Molesini - per fare il punto sul patrimonio in un'ottica intergenerazionale e sulla gestione complessiva del suo portafoglio e dei vari asset che lo compongono, in uno scenario sempre più articolato e complesso dal punto di vista normativo e fiscale».

Una volta deciso di aderire, può quindi essere utile rivolgersi ai banker del proprio istituto di credito per avere la migliore gestione del proprio patrimonio regolarizzato: «Le nostre strutture specializzate considerano il patrimonio di un cliente nelle sue diverse articolazioni - rimarca il manager di Intesa Sanpaolo - e i nostri servizi di advisory mettono a disposizione un team di specialisti dei mercati finanziari che, insieme al private banker, affiancano il cliente in tutte le scelte di investimento, offrendo servizi di consulenza sui portafogli in amministrato». Si tratta di soluzioni assicurative e gestioni patrimoniali, caratterizzate da gestione attiva dei portafogli e capillare controllo del rischio, possono quindi consentire di cogliere nuove opportunità di investimento.

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