Appena uscito dall'ospedale Monselice, Pietro Zaramella scatena una vera e propria mattanza. Prima uccide la moglie, poi si toglie la vita impiccandosi. A pagare le conseguenze per questo gesto folle che il 4 febbraio gettò un'ombra su Montagnana (in provincia di Padova) sono i due psichiatri che lo avevano in cura. La loro unica colpa? Aver dimesso l'ottantunenne.
Zaramella viene rilasciato il 4 gennaio dall'ospedale Monselice, dove era ricoverato a causa di una crisi depressiva, e l'indomani sfoga la propria violenza sulla moglie. Per ammazzarla usa il coltello. E, subito dopo, telefona al 113 per autodenunciarsi, ma prima che le forze dell'ordine possano intervenire si impicca nel garage. Gli psichiatri che avevano in cura l'ottantunenne avrebbero dovuto decretarne la sanità mentale. Sarebbe, però, stato rilasciato dopo 22 giorni di degenza. "Troppo presto", secondo la procura di Rovigo che muove le accuse dalle frequenti manifestazioni di instabilità riscontrate in Zaramella.
Adesso sui due medici dell'Ulss 17 è stata aperta un'inchiesta per fare luce sull'operato e valutare le decisioni prese. La clinica difende a spada tratta il lavoro dei medici, non commentando però gli sviluppi della vicenda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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