Il padre della "capitana" di SeaWatch, Carola Rackete, è un ingegnere militare, ex ufficiale dell'esercito tedesco esperto in "sistemi di difesa" e consulente ben pagato nel settore militare privato. È sufficiente visitare la sua pagina Linkedin dove Ekkehart Rackete, tra le varie cose, indica il grado di tenento-colonnello nell'esercito tedesco e vanta trent'anni nell'industria militare con riferimenti ai settori dell'elettronica, dell'ELINT (spionaggio tramite segnali elettronici), disposizione esplosivi e sminamento, ambito navale, protezione balistica-mezzi eccetera.
Nella sua carriera post-esercito Ekkehart vanta poi esperienza presso la Tag Krefeld, settore vendite materiale protettivo NBC (nucleare, batteriologica e chimica), poi presso la GTC di Celle dove si è occupato di difesa balistica per navi, mezzi blindati ed elicotteri; da fine 2011 a metà 2013 risulta poi consulente presso tale Dr. Fehr GmbH che su Linkedin viene indicato come "settore sicurezza e investigazioni" e con sito web abbastanza anonimo dove è possibile visualizzare riferimenti a dispositivi USB criptati e a identificazione biometrica.
Dal 2012 Ekkehart Rackete risulta consulente presso la Mehler Engineered Defence, azienda attiva nel settore militare che tra le varie cose si occupa di sistemi di protezione balistica-terra, lago, aria e scudi per sistema d'aria.
Ekkehart Rackete, contattato dal Corriere della Sera, si è espresso sulla figlia dichiarando che seppur vero che la famiglia le ha dato tutto, incluso l'acquisto di una casa in Inghilterra, la ragazza con i suoi "imbarchi" guadagna abbastanza da potersi permettere periodi di volontariato. Ekkehart ha poi aggiunto che Carola sta facendo la cosa giusta. Peccato che quella "cosa giusta" implica l'aver raccolto dei clandestini in acque SAR libiche, averli traghettati a forza in acque italiane violando il blocco, attuando una manovra pirata presso il porto di Lampedusa che ha di fatto schiacciato la motovedetta della Guardia di Finanza, rischiando di causare una strage, come raccontato dalle stesse Fiamme Gialle all'Adkronos:" "Abbiamo rischiato di morire schiacciati da un bestione di 600 tonnellate, sono stati momenti di puro terrore nella notte. Dicono di salvare vite umane e poi rischiano di ammazzare uomini dello Stato. Da parte del Comandante è stata un'azione Criminale. Punto".
Tornando al padre della "capitana" di SeaWatch, egli ha poi dichiarato al Corriere della Sera: "Carola parla cinque lingue e conosce anche un po’ di italiano, speriamo solo che non abbia il modo di perfezionarlo in qualche vostro carcere".
Alla Rackete vengono però contestati i
reati di "resistenza o violenza contro nave da guerra" e "tentato naufragio", per lo speronamento della motovedetta delle Fiamme Gialle e rischia dunque parecchi anni di carcere, possibilmente non ai domiciliari stavolta.
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