Pantani, nuovo giallo: qualcuno ha distrutto i reperti dell'autopsia

Ma la procura si difende: "È previsto dal codice, la famiglia avrebbe potuto chiederne la conservazione"

Pantani, nuovo giallo: qualcuno ha distrutto i reperti dell'autopsia

Mistero si aggiunge a mistero. E la morte di Marco Pantani è sempre più avvolta da una cortina di fumo che è difficile da dipanare. Nelle ultime ore siamo infatti venuti a sapere che sono stati distrutti i reperti anatomici prelevati durante l'autopsia sul corpo del Pirata e depositati all'ufficio corpo del reato dal medico legale, il professor Giuseppe Fortuni che dieci anni fa, su ordine della procura di Rimini, aveva esaminato il cadavere.

I reperti anatomici, parti di tessuti prelevati dalla salma e fissati su vetrini o in blocchi di paraffina, sui quali furono effettuati i test di laboratorio nelle settimane successive al 14 febbraio del 2004, quando Marco Pantani fu ritrovato cadavere in una camera del residence "le Rose" di Rimini, adesso sono inutilizzabili. Inutilizzabili perché non ci sono più. Buttati via come pattumiera qualsiasi. "La distruzione dei reperti anatomici - precisano dalla Procura di Rimini - è cosa prevista dal codice di procedura penale quando il processo è terminato. Così come in questo caso che si è arrivati dopo 10 anni ad una sentenza di Cassazione". Vista l’intenzione di presentare l'esposto, lavoro lungo e meticoloso, la famiglia avrebbe potuto chiedere la conservazione di quei reperti anatomici in tempi utili.

Dei reperti conservati fino alla scorsa primavera all’ufficio corpo del reato e poi distrutti, sarebbero disponibili per la nuova perizia affidata dalla Procura al professor Franco Tagliaro dell’Università di Verona, quelli usati per i test tossicologici, copiati e conservati dal laboratorio che li eseguì dieci anni fa. Quindi i test tossicologici potranno essere ripetuti dal perito incaricato dal procuratore Paolo Giovagnoli che lo scorso 24 luglio, in seguito all’esposto presentato per la famiglia Pantani dall’avvocato Antonio De Rensis, ha avviato un’indagine sulla morte del ciclista con l’ipotesi di omicidio volontario. Secondo la procura, non ci sarebbe alcuna necessità di esumare la salma dal momento che Tagliaro avrà a disposizione il medesimo materiale utilizzato dal professor Francesco Maria Avato che "ha prodotto le evidenze scientifiche" su cui è stato basato l’esposto De Rensis.

Ed è proprio qui che vengono ipotizzati scenari diversi da quello di una morte per un'overdose volontaria. Nell’esposto viene, infatti, riportato il parere del consulente scientifico Avato secondo cui Pantani potrebbe essere stato costretto con la forza ad assumere cocaina per bocca.

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