Il global compact è stato adottato. Hanno esultato l'Onu, Angela Merkel e gli altri Stati firmatari nonostante le assenze (pesanti) di Stati Uniti, Italia, Austria, Ungheria e un'altra decina di Paesi contrari all'accordo sulle migrazioni. Ma oggi sul patto criticato da molti è scesa anche la benedizione di Papa Francesco, che all'Angelus in San Pietro ha dedicato alcuni passaggi del suo discorso ai fedeli assiepati sotto la finestra vaticana.
"La settimana scorsa - ha detto il Santo Padre - è stato approvato a Marrakech, in Marocco, il Patto Mondiale per una Migrazione Sicura, Ordinata e Regolare, che intende essere un quadro di riferimento per la comunità internazionale. Auspico pertanto che essa, grazie anche a questo strumento, possa operare con responsabilità, solidarietà e compassione nei confronti di chi, per motivi diversi, ha lasciato il proprio Paese, e affido questa intenzione alle vostre preghiere".
Un messaggio chiaro, che si aggiunge a quello dei giorni scorsi ai nuovi ambasciatori della Santa Sede. "È essenziale - aveva detto Bergoglio - che il rispetto per la dignità umana e per i diritti umani ispiri e diriga ogni sforzo nell'affrontare le gravi situazioni di guerra e conflitti armati, di opprimente povertà, discriminazione e disuguaglianza che affliggono il nostro mondo e che negli ultimi anni hanno contribuito alla presente crisi delle migrazioni di massa. Nessuna efficace soluzione umanitaria a quel pressante problema può ignorare la nostra responsabilità morale, con la dovuta attenzione al bene comune, per accogliere, proteggere, promuovere e integrare coloro che bussano alle nostre porte in cerca di un futuro sicuro per loro stessi e per i loro figli".
L'appoggio del Papa al Global Compact sulle migrazioni non potrà che riaprire il dibattito sul patto voluto dall'Onu. La Merkel nel suo discorso a Marrakech era stata applaudita per aver definito i migranti "portatori di "prosperità" e dalle Nazioni Unite era trapelata l'irritazione per la "falsa narrazione in materia di immigrazione" che avrebbe spinto alcuni Stati a non mettere la firma in calce al patto.
Il primo ad abbandonare le trattative fu Trump, poi a valanga lo hanno seguito
Australia, Austria, Repubblica Ceca, Repubblica Dominicana, Ungheria, Lettonia, Polonia, Slovacchia. Altri Stati hanno rinviato la decisione a data da destinarsi, come Italia, Bulgaria, Estonia, Israele, Slovenia e Svizzera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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