Senza Italia, Stati Uniti e tanti altri Paesi che hanno rifiutato di aderire o hanno congelato la decisione, alla fine il Global Compact è stato adottato. Erano presenti i rappresentati di 160 Stati, ma mancavano molti di quelli più importanti. Non c'era il governo italiano, bloccato nel Belpaese dalla forte resistenza di Salvini a un patto sulla migrazione che "mette nello stesso calderone clandestini e profughi". E non c'erano altri 15 esponenti di altrettanti Stati contrari a un accordo dalle mille sfaccettature (e dalle conseguenze incerte).
Il testo (sponsorizzato dalle Nazioni Unite) è stato adottato senza una votazione finale né firme vincolanti. Solo un colpo di martello ha decretato il superamento di una tappa del (lungo) percorso che ora attende il Global Compact. A Marrakech, infatti, oggi era in programma solo una conferenza di avvicinamento all'Assemblea generale dell'Onu che il prossimo 19 dicembre dovrà ratificare l'accordo.
Di fronte ai 160 delegati (sui 193 Stati appartenenti all'Onu), il segretario generale, Antonio Guterres, ha invitato tutti (senza fare nomi) a non cedere "alla paura o alla falsa narrazione in materia di immigrazione". Il Global Compact - ha detto - è "una roadmap per evitare sofferenze e caos" che " non viola la sovranità degli Stati e non crea nuovi diritti per migrare, ma ribadisce il rispetto dei diritti umani".
Gli Stati Uniti si erano ritirati dalle trattative (durate 18 mesi) già lo scorso anno, definendolo "uno sforzo delle Nazioni unite per avanzare la governance globale a spese del diritto sovrano degli Stati. L'addio di Trump ha sfondato un portone: a valanga hanno abbandonato il tavolo Australia, Austria, Repubblica Ceca, Repubblica Dominicana, Ungheria, Lettonia, Polonia, Slovacchia. In Belgio è esploso un caso politico, tanto da costringere il governo a rimandare la decisione a data da destinarsi. Nel limbo degli indecisi (sbilanciati verso il "no") ci sono anche Bulgaria, Estonia, Israele, Slovenia, Svizzera. E ovviamente l'Italia.
Nel Belpaese il tema è passato quasi inosservato fino a un paio di settimane fa. Giuseppe Conte e il ministro Moavero avevano annunciato il via libera, promessa poi rivista causa mal di pancia nella maggioranza. La Lega si è rifiutata dare il suo sostegno a un accordo che può "imporci un'immigrazione incontrollata".
E così il castello di carta è crollato: Conte e Moavero hanno fatto un passo indietro, la corrente dei dissidenti grillini ha alzato la voce in protesta (ipotizzando alleanze col Pd), Di Maio si è adeguato alle richieste di Salvini e alla fine la decisione è stata rinviata a poco prima di Natale. Forse slitterà ancora. Di certo, se mai si arriverà al voto alla Camera, non sarà prima che l'Onu porti il tema all'attenzione dell'Assemblea Generale. Rendendo la discussione parlamentare praticamente inutile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.